Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata da monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e direttore dell’Ufficio della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma, in occasione della messa di suffragio per le vittime dell’attentato all’University College di Garissa in Kenya, celebrata ieri sera presso la Cappella dell’Università La Sapienza di Roma.
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Cari amici,
circa un mese fa 147 studenti universitari venivano uccisi nel campus dell’University College di Garissa.
Questa sera anche noi siamo nel campus universitario della Sapienza. Al ricordo siamo tutti un po’ impauriti, un po’ turbati. È la paura e il turbamento di chi ha scelto di essere in Università non per se stesso, ma per offrire il proprio contributo alla crescita intellettuale del nostro paese.
Perché morire in Università? E’ una domanda inquietante, ma decisiva per la nostra vita personale e per l’intera umanità.
Per questo siamo ancora di più grati al Signore che ci dona la sua parola: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore”. Queste parole per tutti noi non possono essere solo consolatrici ma indicazioni di un percorso di vita.
Morire in Università è oggi il segno di un nuovo martirio: quello della fedeltà alla verità e alla ricerca disinteressata. È ciò che il principe del mondo che opera nella storia, come ci ha ricordato il Signore, non vuole! Le parole di Gesù sono davvero attuali e decisive per ciascuno di noi.
Se Lui non avesse vinto il principe del mondo, noi saremmo degli illusi e degli sprovveduti. Il principe del mondo non vuole la verità e la ricerca disinteressata. Il principe del mondo vuole la negazione della realtà e l’utilizzo della ricerca per fini ideologici.
Siamo tutti particolarmente grati all’European Association University e alla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per la profonda sensibilità dimostrata di fronte ai tragici eventi di Garissa: non è in gioco solo la libertà, è in gioco la stessa ragion d’essere dell’Università.
Uccidere in Università significa eliminare, abbattere la radice della stessa esperienza umana, che è quella di cercare la verità, di amarla e di comunicarla agli altri.
Solo chi non conosce l’esistenza della carità intellettuale può uccidere in Università.
Cari amici,
anche noi uccidiamo la carità intellettuale, la calpestiamo, la strumentalizziamo tutte le volte che in Università siamo passivi e indifferenti alla costruzione della comunità accademica. Siamo anche noi alleati del principe del mondo che vuole impedire che la carità intellettuale cresca nel cuore degli universitari. Quanti pregiudizi verso la carità intellettuale. Quanta ostilità nel mondo della politica, delle religioni, dell’economia, della ricerca scientifica.
Di fronte a queste difficoltà anche noi siamo tra coloro che non credono che il principe di questo mondo non possa nulla contro il Signore. Quante volte abbiamo ascoltato la parola di Dio, abbiamo pregato insieme, abbiamo celebrato l’Eucarestia, ma la nostra esperienza universitaria è rimasta sterile, priva di quella carità intellettuale che fa vincere il principe di questo mondo.
Cari amici,
la pace che il Signore ci dona non è utopia: ma è forza di vita, è la comunicazione della carità intellettuale che trasforma la mente e il cuore degli universitari. Nessuno in Università è solo. C’è la presenza del Signore Risorto che non abbandona la fatica della ricerca della verità e la orienta vero il bene di tutti.
Morire in Università è oggi vero martirio! Chi uccide in Università distrugge il futuro dell’umanità e getta le basi per una società senza progresso e sviluppo.
Ricordare i nostri fratelli uccisi è per tutti noi assunzione di responsabilità. Guai a noi se abbandonassimo le aule universitarie per seguire vie più facili e meno impegnative per la nostra crescita: tradiremmo il Signore perché senza la carità intellettuale non è possibile costruire la pace.
E’ necessario innervare tutte le esperienze umane, da quelle sociali a quelle politiche, da quelle economiche a quelle tecnologiche, nella carità intellettuale. E’ un’impresa non facile. Ma noi siamo qui. E’ il Risorto che ce lo chiede e ci manda
nelle aule universitarie per cercare la verità e promuovere la ricerca per il bene di tutti.
Affidiamo a Maria, Sede della Sapienza, i nostri cuori e le nostre menti. Sia Lei a condurci lungo le strade dell’impegno intellettuale. Sia Lei a comunicarci l’amore umile e silenzioso per animare le nostre comunità accademiche.
Cari giovani universitari, non lasciatevi più turbare dalle vicende di questo mondo. Alla violenza rispondete sempre con maggiore generosità e laboriosità. E’ la testimonianza di chi ha compreso che la storia non è frutto del caso, ma è guidata dall’amore del Padre, il Dio fedele e amante della vita.
Amen!
+ Lorenzo Leuzzi