Torna spesso, ultimamente, la parola “casistica” nei discorsi di Papa Francesco. Specie nelle riflessioni legate a matrimonio e famiglia. Già lo scorso 20 febbraio, aprendo i lavori del Collegio cardinalizio per il Concistoro, Bergoglio aveva raccomandato “di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare”, “con profondità e senza cadere nella ‘casistica’”, perché questo farebbe “inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro”.
I temi di famiglia e matrimonio – temi ‘caldi’ in questo momento di forti pressioni – sono infatti troppo ampi e delicati per essere ridotti ad una serie di indagini e di dati. Nonostante la tendenza attuale sia ormai quella di non poter parlare più di matrimonio senza riferirsi al divorzio, di meditare sul miracolo della procreazione accennando subito ad aborti e contraccettivi, di raccontare della bellezza della famiglia precipitando nella polemica delle unioni di coppie dello stesso sesso. Dimenticando, invece, che tutto questo – famiglia, matrimonio, procreazione – è frutto dell’originario genio creativo di Dio che “maschio e femmina li creò” per destinarli a diventare “una sola carne”.
Per questo motivo, il Papa, nell’omelia della Messa di oggi a Santa Marta, è arrivato a dire che dietro la casistica “c’è sempre una trappola contro la gente, contro di noi e contro Dio”. Perché non è dal “piccolo caso”, seppur reiterato e diffuso, che si ricava la Verità, ma dalla parola di Dio. E lo dimostra bene il Vangelo di oggi raccontando di questi dottori della legge che, attraverso il “pensiero casistico”, tentano di ingannare Gesù per “togliergli l’autorità morale”.
I farisei, infatti, si presentano dal Messia con la questione del divorzio, domandando se sia lecito che un uomo ripudi la propria moglie. “Sempre il piccolo caso. E questa è la trappola”, commenta il Papa, e sottolinea che però “Gesù rispose domandando loro cosa dicesse la legge e spiegando perché Mosé ha fatto quella legge così”. Ma Gesù “non si ferma lì – prosegue il Santo Padre – dalla casistica va al centro del problema e qui va proprio ai giorni della Creazione”. Cristo, “si riferisce al capolavoro della Creazione”, e spiega che Dio “non voleva l’uomo solo” ma con la “sua compagna di cammino”. È un riferimento “bellissimo” – dice il Papa – oltre che un momento di grande poeticità: Adamo che incontra Eva, “l’inizio dell’amore: andate insieme come una sola carne”.
Il Signore, spiega il Pontefice, “sempre prende il pensiero casistico e lo porta all’inizio della rivelazione”. Non solo, Egli “prende questo amore del capolavoro della Creazione per spiegare l’amore che ha con il suo popolo”. Anche san Paolo – ricorda Francesco – quando ha bisogno “di spiegare il mistero di Cristo, lo fa anche in riferimento alla sua Sposa: perché Cristo è sposato, Cristo era sposato, aveva sposato la Chiesa, il suo popolo”. “Come il Padre aveva sposato il Popolo di Israele – prosegue – Cristo sposò il suo popolo. Questa è la storia dell’amore, questa è la storia del capolavoro della Creazione! E davanti a questo percorso di amore, a questa icona, la casistica cade e diventa dolore”.
Tuttavia non bisogna essere superficiali, né moralisti. Può capitare che “questo lasciare il padre e la madre e unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti, questo amore tante volte fallisce”, ammette il Papa. Come comportarsi in questo caso, come Chiesa e come cristiani? La risposta del Pontefice detta una linea chiara, segnata dalla misericordia: “Dobbiamo sentire il dolore del fallimento, accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel proprio amore. Non condannare! Camminare con loro! E non fare casistica con la loro situazione”.
Quindi, una persona pensa al matrimonio cristiano e ricorda questo “cammino d’amore” che “Dio ha benedetto nel capolavoro della sua Creazione” e che “neppure il peccato originale” è riuscito a distruggere. Proprio pensando a “quanto bello è l’amore, quanto bello è il matrimonio, quanto bella è la famiglia”, dovrebbe allora nascere in noi un istinto di misericordia e “vicinanza” verso “i fratelli e le sorelle che nella vita hanno avuto la disgrazia di un fallimento nell’amore”, dice il Papa.
Infine, richiama ancora San Paolo per rimarcare la bellezza “dell’amore che Cristo ha per la sua sposa, la Chiesa”. Anche qui però, avverte il Pontefice, “dobbiamo stare attenti che non fallisca l’amore!”: nel senso che bisogna stare attenti a “parlare di un Cristo troppo scapolo”, perché “Cristo sposò la Chiesa. E non si può capire Cristo senza la Chiesa e non si può capire la Chiesa senza Cristo”. La preghiera da rivolgere oggi al Signore è, dunque, che “ci dia a tutti i noi la grazia di capirlo e anche la grazia di mai cadere in questi atteggiamenti casistici dei farisei, dei dottori della legge”.