"Quale futuro per la famiglia. Tra ideologia del gender, unioni civili e legge omofoba"

Questo il tema di una tavola rotonda promossa dal Manifesto “Sì alla Famiglia”, che si terrà domani pomeriggio a Lecce

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Domani, domenica 23 febbraio, alle ore 16.30, a Lecce, presso l’hotel Hilton Garden Inn, si terrà un incontro sul tema “Quale futuro per la famiglia. Tra ideologia del gender, unioni civili e legge omofoba”. Promosso dal Manifesto “Si alla Famiglia”, questo incontro vedrà la partecipazione di mons. Domenico D’Ambrosio, Metropolita di Lecce, Assuntina Morresi, docente universitaria, Alfredo Mantovano magistrato.

La tavola rotonda sarà coordinata da Francesco Cavallo di Alleanza Cattolica. Vi saranno rappresentati i movimenti di Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Forum delle Associazioni familiari, il Rinnovamento nello Spirito Santo. Saranno altresì presenti alcuni parlamentari: l’on. Cosimo Latronico (FI), il sen. Cosimo Latorre (Pd), l’on. Alessandro Pagano (Ncd), il sen. Dario Stefano (Sel).

Lo ha detto Papa Francesco, nel video-messaggio per l’iniziativa “Dieci piazze per dieci comandamenti”, con parole che certamente valgono anche per i non cristiani e per i non credenti: i Dieci Comandamenti, che tutelano la vita, la famiglia e la dignità della persona, rivolgendosi alla ragione prima ancora che alla fede, «non sono un inno al “no”, sono sul “sì”. […] Il “sì” all’Amore, e poiché io dico di “sì” all’Amore, dico “no” al non Amore, ma il “no” è una conseguenza di quel “sì”».

Per questo ci siamo uniti, per proporre a tutti un sì alla famiglia e a tutto quanto la promuove o la rafforza, e un sì anche all’accoglienza nella società e nelle comunità religiose – con rispetto – delle persone omosessuali, ma insieme un no al «matrimonio» e alle adozioni omosessuali, all’introduzione della cosiddetta ideologia di genere nelle scuole, e a una legge sull’omofobia la quale ferisce gravemente la libertà di espressione.

Omofobia

Sì all’accoglienza rispettosa delle persone omosessuali, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione e colpendo severamente chi compie atti di violenza, di minaccia, di ingiurie verso le persone omosessuali in quanto omosessuali. Sì alla puntuale applicazione delle leggi in vigore, che già puniscono le lesioni nei confronti di chiunque, e quindi anche quelle arrecate nei confronti di un omosessuale per la ragione che egli è tale: vi sono le aggravanti dei «motivi abietti», ed eventualmente dell’aver approfittato di condizioni di minore difesa. No a una legge contro l’omofobia che non si limita a incriminare e punire secondo quanto è già previsto, ma inventa un reato di opinione che sanziona con la reclusione fino a un anno e sei mesi chi propaganda «idee discriminatorie fondate sull’omofobia». Non vogliamo che vada in galera chi, per esempio, ripete con il Catechismo della Chiesa Cattolica che gli atti omosessuali sono «contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati». Siamo consapevoli che nella società italiana esistono sul punto opinioni diverse, ma riteniamo ingiusto che esprimere su questo tema, educatamente e senza violenza, tesi non «politicamente corrette» sia sufficiente per finire in prigione.

Educazione contro l’omofobia nelle scuole

Sì a campagne serie di prevenzione e di repressione nelle scuole del bullismo e di ogni aggressione fisica o verbale rivolta contro chi è «diverso», si tratti di allievi ritenuti a torto o a ragione omosessuali, di disabili, di cristiani in classi dove nessuno va in chiesa, di immigrati. Sì a un’educazione che – superando la mera istruzione e la semplice retorica – aiuti gli studenti ad apprezzare il valore intrinseco e assoluto di ogni persona umana in quanto tale, a prescindere dalle sue caratteristiche o dai suoi atteggiamenti. Sì a un’educazione all’affettività che tenga conto delle numerose problematiche e sfide poste dalla società odierna, ma che non si riduca a semplice iniziazione o informazione sessuale e rispetti le differenti sensibilità, comprese quelle religiose. No all’indottrinamento obbligatorio all’ideologia del gender, secondo la quale uomini o donne non si nasce ma si diventa, sì che ogni ragazzo o ragazza potrebbe scegliere liberamente se vuole essere uomo o donna. No a iniziative grottesche come quelle che, per non offendere vere o presunte sensibilità omosessuali, aboliscono la Festa della Mamma o la Festa del Papà, o sostituiscono «padre» e «madre» con «genitore 1» e «genitore 2», e simili.

«Matrimonio» omosessuale

Sì al riconoscimento che da ogni convivenza derivano diritti e doveri, applicando le norme in vigore che in Italia già tutelano ampiamente i componenti di coppie di fatto, anche omosessuali, in materia di ospedali, carceri, subentro nei contratti d’affitto, e così via. Sì alla promozione della famiglia costituita da un uomo e da una donna, trascurata da troppo tempo, anche attraverso l’introduzione di un fisco e di un welfare che siano davvero a misura di famiglia. Sì a iniziative che favoriscano la maternità, tutelino le famiglie numerose, prendano atto che in Italia la denatalità è drammatica e ha gravissime conseguenze economiche e sociali. No al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, né come «matrimonio», perché il matrimonio è l’unione stabile e generativa tra un uomo e una donna”, né come «unioni civili», perché in tutti i Paesi dove le unioni civili sono state introdotte non si è mai trattato di alternative, bensì solo di battistrada al «matrimonio» omosessuale. Non è vero che il «matrimonio» omosessuale non danneggia nessuno: la presenza di più modelli alternativi di famiglia danneggia la famiglia, che mai come oggi ha invece bisogno di essere tutelata e rilanciata. Né è vero che si tratta di un dato confessionale, che i cristiani pretendono di imporre ad altri: in coerenza con l’articolo 29 della Costituzione, la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» è un modello civile derivante dalla legge naturale e non da norme religiose.

Adozioni

Sì all’accoglienza piena e affettuosa nelle scuole e in ogni altro contesto di ogni bambino, qualunque scelta abbiano compiuto i suoi genitori e con chiunque si trovi a vivere. Sì a un riesame delle norme sull’adozione, per ridurre le lungaggini burocratiche che rendono complicato il desiderio di tante coppie formate da un uomo e da una donna di donare una famiglia a un bambino. Sì a controlli seri perché nessun bambino subisca privazioni, violenze o abusi. No all’adozione da parte di coppie omosessuali. Pur desiderando spesso tali coppie adottare un bambino, immaginando sinceramente di essere buoni genitori, siamo convinti che ogni bambino abbia bisogno di un papà e di una mamma. A chi sostiene che per un bambino è meglio essere adottati da una coppia di omosessuali che restare in orfanatrofio, rispondiamo che migliaia di coppie sposate, formate da un uomo e da una donna, sono in lista di attesa, e molte non arriveranno mai al traguardo, per lo scarso numero di piccoli adottabili e per la macchinosità delle leggi.

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ZENIT Staff

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