“Che Dio dia la pace al popolo ucraino!”. E’ la preghiera che giunge dalla Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) di fronte ai tragici avvenimenti che, nelle ultime settimane, hanno lacerato il Paese e causato circa 50 morti.
In una breve nota diffusa oggi, la CCEE invita i vescovi e tutta la Chiesa in Europa “ad unirsi alla preghiera del Santo Padre per le Chiese e il popolo ucraino in questi giorni particolarmente dolorosi”. Assicura poi la sua vicinanza spirituale alla popolazione ed invita tutti i cittadini del continente “a pregare in modo specifico per quanti stanno soffrendo e le famiglie delle vittime”.
Ma un appello alla pace giunge direttamente dal cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), incontratoda ZENIT durante il Concistoro di oggi.
“Tutto il mondo cristiano sta pregando per l’Ucraina”, ha affermato il porporato, assicurando che “anche la Conferenza delle Chiese Europee (KEK), come pure le organizzazioni non cattoliche nel continente, si sono unite a questo appello” per il Paese, il popolo e la Chiesa locale.
Il cardinale Erdő denuncia quindi ogni forma di violenza, che “non è assolutamente una soluzione a nessun tipo di conflitto all’interno della società”. E rivolge un forte invito a tutti i cristiani dell’Ucraina che stanno vivendo nella paura e nella sofferenza. “Dobbiamo essere cristiani autentici in ogni situazione – afferma – e resistere alle tentazioni della rabbia e scoprire il fratello anche in tutti gli altri”.
“Questo è particolarmente importante nel Centro Est europeo”, dove – dice il cardinale – “tanti popoli devono convivere, dove ci sono anche tante ferite storiche e sociali, dove il comunismo ha lasciato le sue tracce. Dobbiamo superare tutto questo nel senso di un perdono cristiano”.
“Non significa dimenticare”, precisa Erdő, “perché dobbiamo sempre imparare una lezione dal passato, però con cuore aperto e con una autocoscienza sicura di identità cristiana. Cioè che tutti noi apparteniamo a Gesù Cristo e solo attraverso di Lui si può raggiungere la pace”.
Il cardinale esprime infine a ZENIT la sua gioia per “labellissima giornata quella di oggi, in cui abbiamo accolto 19 nuovi confratelli nel Collegio Cardinalizio”. “Alcuni – dice – sono vecchi amici che conosco da anni, altri invece sono stati una scoperta di questi giorni. In particolare, mi riferisco ai neo cardinali africani: durante le riunioni per il Concistoro, i loro interventi sono stati davvero tanto preziosi, splendidi”. Segno questo, conclude, di “una Chiesa che si allarga” e che inizia a dirigersi verso le periferie secondo l’auspicio di Francesco.