“Una liturgia che fosse staccata dal culto spirituale rischierebbe di svuotarsi, di decadere dall’originalità cristiana in un senso sacrale generico, quasi magico, e in un vuoto estetismo”. È diretto Papa Francesco nel suo Messaggio al cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in occasione del 50° anniversario della promulgazione della Costituzione Sacrosanctum Concilium, celebrato nei giorni scorsi con un Simposio alla Pontificia Università Lateranense.
La Liturgia – afferma il Pontefice – è “azione di Cristo”, e dunque “spinge dal suo interno a rivestirsi dei sentimenti di Cristo”, in un dinamismo in cui “la realtà tutta viene trasfigurata”. Sicuramente, osserva il Papa, sono tanti i passi avanti compiuti negli ultimi 50 anni per una maggiore comprensione della Liturgia: “Questo importante anniversario” del primo documento promulgato dal Concilio Vaticano II – scrive infatti il Pontefice – “fa sorgere sentimenti di gratitudine per il profondo e diffuso rinnovamento della vita liturgica, reso possibile dal Magistero conciliare, per la gloria di Dio e l’edificazione della Chiesa”.
Grazie alla Sacrosanctum Concilium e agli ulteriori sviluppi del Magistero – prosegue – è stato possibile addentrarsi sempre di più nel mistero liturgico “alla luce della divina Rivelazione”, quale “esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo”, in cui “il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra”.
Allo stesso tempo, però, al “rendimento di grazie a Dio” per i risultati ottenuti nell’ultimo mezzo secolo, è necessario “unire una rinnovata volontà di andare avanti nel cammino indicato dai Padri conciliari”, osserva il Papa. E’ chiaro, afferma, che oggi sia necessario “rilanciare l’impegno per accogliere e attuare in maniera sempre più piena tale insegnamento”. E soprattutto “rimane ancora molto da fare per una corretta e completa assimilazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia da parte dei battezzati e delle comunità ecclesiali”. In particolare, il Pontefice si riferisce “all’impegno per una solida e organica iniziazione e formazione liturgica, tanto dei fedeli laici quanto del clero e delle persone consacrate”.
“Cristo – spiega poi il Santo Padre – si rivela come il vero protagonista di ogni celebrazione, ed Egli ‘associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende culto all’eterno Padre'”. Un’azione, questa, “che ha luogo per la potenza dello Spirito Santo, possiede una profonda forza creatrice capace di attrarre in sé ogni uomo e, in qualche modo, l’intera creazione”. Dunque, “celebrare il vero culto spirituale vuol dire offrire sé stessi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”, afferma Francesco.
Infine, ricorda le parole di Bendetto XVI nella Lectio divina al Seminario Romano del 15 febbraio 2012: “Il nostro vivere quotidiano nel nostro corpo, nelle piccole cose, dovrebbe essere ispirato, profuso, immerso nella realtà divina, dovrebbe diventare azione insieme con Dio”. “Questo – soggiunge – non vuol dire che dobbiamo sempre pensare a Dio, ma che dobbiamo essere realmente penetrati dalla realtà di Dio, così che tutta la nostra vita … sia liturgia, sia adorazione”.
L’auspicio di Bergoglio è, dunque, che questo incontro sulla Sacrosantum Concilium, concluso ieri nell’Ateneo Lateranense, “porti i frutti sperati”. Su tutti i partecipanti, i relatori e i collaboratori invoca quindi “l’intercessione della Beata Vergine Maria”.