Vietati in Uzbekistan i libri e altro materiale stampato che “incoraggiano” i cittadini a cambiare fede o che “distorcono” i canoni della religione. Lo afferma la nuova leggepromulgata in via ufficiale, a fine gennaio, per “rafforzare la censura”, come riferito dal sito d’informazione Forum18, impegnato a documentare le violazioni alla libertà religiosa in Asia centrale.
Il provvedimento – afferma l’agenzia AsiaNews – fornisce le basi legali per legittimare “gravi restrizioni” nella produzione, nella vendita, nella distribuzione e nell’importazione di materiale religioso che, di fatto, sono in vigore dal 1998 col Codice sulle religioni. Esso prevede inoltre punizioni più severe per quanti infrangono le norme.
Nessun commento dal Comitato degli Affari religiosi uzbeko, chiamato ad applicare la censura preventiva. Intanto, la nuova legge fa già sentire i primi effetti: nei giorni scorsi, alcuni funzionari hanno confiscato materiale di carattere religioso – per controlli approfonditi – ad un gruppo di pellegrini di rientro dalla Mecca.
Il decreto impone verifiche serrate sulla produzione, la distribuzione e l’importazione di pubblicazioni di natura confessionale; non sarà inoltre possibile distribuirli, ad eccezione dei punti vendita già approvati dalle autorità e registrati. Anche l’importazione di materiale ad uso personale deve comunque passare al vaglio ed essere approvato dallo Stato. Fra i testi al bando, anche quanti parlano di proselitismo o “incoraggiano” le persone a convertirsi ad altra fede, assieme a quanti “distorcono” i canoni religiosi.
Secondo il Decreto, poi, andranno riformate norme e codici per renderlo fin da subito attuativo. A seguire l’introduzione e la piena attuazione della Legge sarà il vice-premier Adkham Ikramov, responsabile delle questioni culturali. Una fonte locale esperta di diritto ha rivelato ad AsiaNews che la norma contiene “contraddizioni e ambiguità” e assegna “maggiori poteri al Comitato per gli Affari religiosi, per limitare in modo forte l’uso o la distribuzione di letteratura religiosa”. Essa concede inoltre alle autorità il potere di “immischiarsi nelle vicende interne di comunità religiose riconosciute in via ufficiale” dallo Stato.
L’88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l’8%. Nel Paese, la libertà confessionale è soggetta a forte limitazione da parte del governo. La legge uzbeka considera “illegale” la detenzione di letteratura religiosa “solo se questa è collegata all’estremismo e incita l’odio”. Tuttavia, le autorità giudiziarie dispongono di distruggere il materiale confiscato nelle abitazioni dopo il “parere positivo” di alcuni “esperti del settore”, che di regola definiscono “estremisti” tutti i libri che parlano di religione.