Myanmar: dove fare del bene era "un'attività sovversiva"

La Caritas, nella Repubblica dell’Unione della Birmania, lavora come un “esercito di compassione” contro la povertà e la sofferenza umana

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Intervenendo in una riunione in Myanmar, monsignor Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, ha spiegato che la Caritas “è al servizio dei poveri e degli esclusi fin dai tempi bui della dittatura e dell’oppressione, quando fare del bene era considerata attività sovversiva”

Secondo quanto riportato dall’agenzia Fides, la Caritas – che in lingua locale si traduce con “Karuna”, “compassione” – è per il presule un “esercito di compassione” che persegue “una grande vittoria contro la povertà e la sofferenza umana”

L’arcivescovo di Yangon ha elogiato il processo di registrazione e riconoscimento ufficiale della Caritas ed, in una nota inviata a Fides, ha ricordato i tempi in cui “i cristiani erano trattati come criminali perchè aiutavano i poveri”. Mons. Bo parla ora di “luminosa speranza” per le prospettive future, in un paese in rapido cambiamento.

Il presule ha inoltre sottolineato che nella nuova fase del Paese, c’è il rischio che non tutti possano godere della stessa prosperità: “Per questo – afferma – occorre continuare ad alzare la voce contro l’ingiustizia, la povertà, l’accaparramento delle terre, gli abusi compiuti sulle minoranze”. 

“Questo paese nel 1950 era fra i paesi più ricchi del Sudest asiatico – ha aggiunto l’arcivescovo – ora siamo uno dei paesi meno sviluppati, con il più alto tasso di mortalità materna e di abbandono scolastico. Siamo un paese che scarseggia non di risorse ma di giustizia”.

Monsignor Bo ha fatto riferimento anche ai milioni di poveri, esclusi, emarginati e sfollati che popolano il Myanmar, come pure alle vittime di mafia e droga, affermando che “tutti sono fratelli in cui Cristo si fa presente”, e che “Karuna è chiamata a raggiungere, soccorrere, confortare, sostenere, senza paura e in sintonia con Papa Francesco, che invita ogni cristiano a ‘farsi prossimo’ per tutte le persone ferite”. (A.G.)

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ZENIT Staff

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