"Anche i malati sono artefici di amore verso gli altri"

La riflessione del camilliano padre Augusto Chendi, sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, in occasione della 22° edizione della Giornata mondiale del malato

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“Anche i malati possono essere artefici di un darsi incondizionatamente all’altro per lo stesso amore del Figlio di Dio. Le loro sofferenze, illuminate e sostenute dalla fede,si trasformano in forza per amare fino alla fine”.È un passaggio della riflessione condotta dalcamillianopadre Augusto Chendi, sottosegretario del Pontificio Consiglio per  gli operatori sanitari, in occasione della XXII edizione dellaGiornata mondiale del malato, che si celebra domani, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes.

Il religioso si sofferma sul tema del Messaggio del Papa per la ricorrenza: Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv3,16). “Il binomio fede e carità, scelto da Papa Francesco – spiega padre Chendi – sembra inusuale, se affidato alle persone ammalate, quali primi destinatari del messaggio.Esse, infatti, solitamente vengono intese piuttosto come destinatari della fede, che si rende operosa e concreta nella carità”.

I malati invece, sottolinea il camilliano, “in forza dell’assunzione della sofferenza e della malattia operata da Gesù, che le ha trasformate e ridimensionate nel loro intimo, possono essere artefici di un darsi incondizionatamente all’altro per lo stesso amore del Figlio di Dio. Le loro sofferenzee pene, pertanto, illuminate e sostenute dalla fede,si trasformano in forza per amare fino alla fine,anche i nemici, cosicché l’odio, l’incomprensione e, peggio ancora, l’indifferenza non hanno più l’ultima e definitiva parola”.

Non meno importante, prosegue il sottosegretario del Dicastero per la pastorale della salute, resta la “coerenza della testimonianza cristiana della fede”, richiesta per coloro “che in modo del tutto singolare si chinano nel gesto dell’amore misericordioso verso il prossimo infermo, abbandonato, emarginato”. Quindi tutta la schiera “di professionisti della salute, di familiari, di operatori pastorali nel campo della salute, di membri del variegato mondo del volontariato, ma anche di sacerdoti nelle parrocchie, di ministri straordinari dell’Eucaristia, di semplici laici… che in forza del Battesimo e della Confermazione sono chiamati ed abilitati a conformarsi a Cristo, Buon Samaritano, stemperando nel vissuto quotidiano e silenzioso il «dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16)”.

Il mondo della salute nel suo insieme, afferma padre Chendi, è un mondo “complesso per le persone coinvolte e complementare nelle reciproche responsabilità”; esso “viene inteso da Papa Francesco come uno strumento insostituibile e prezioso di evangelizzazione”. Il Santo Padre scrive infatti nel suo Messaggio: «Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del Regno di Dio».

Certamente, osserva il camilliano, “si tratta di un impegno arduo, ma al tempo stesso esaltante, che imprime nuovo impulso al mondo della salute e della pastorale sanitaria”. Su di esso “veglia Colei che ai piedi della Croce ci è stata affida come Madre”, rassicura Chendi, ribadendo le parole di Papa Francesco secondo cui “le persone ammalate e gli operatori sanitari, come tutti i componenti del mondo della salute, sono collocati in uno spazio privilegiato ed esclusivo: «Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù»”.

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ZENIT Staff

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