Tomasek, quando ripuliva l’immensa ghiacciaia, faceva rotolare i blocchi di ghiaccio nel torrente dietro la sua azienda.
Ho potuto osservare con interesse il percorso del masso più voluminoso che, galleggiando sulle acque irrequiete, sbatteva contro le sporgenze rocciose del torrente. Veniva frantumato ad ogni scontro, frequenti per alcune centinaia di metri, finché, ammansito anche dalla mite temperatura, si sciolse.
Diventato acqua corrente, non sbatteva più contro gli spuntoni di roccia, ma li avvolgeva, li raggirava, si direbbe, li accarezzava. Da scontroso divenne delicatamente schiumeggiante e, perfino, canterino.
Quella mattina ho fatto il mio esame di coscienza. Mi sono accorto che lo scontro avviene tra due che non si amano e tra rigidi oppositori ogni incontro diventa scontro. Il ghiaccio nella sua durezza sembra addirittura pretendere rispetto al suo passaggio. Si credeva vittima d’un convivere in continuo conflitto.
Man mano che si scioglieva, diminuiva anche lo sdegno della pretesa, fino a riconoscere onestamente di essere lui la causa di dissapori per le sue rigide opposizioni.
Anch’io sciolto, riesco a rispettare i diritti del prossimo che, ad ogni incontro, mi fa canterino e schiumeggiante. Avviene che ove soffrivo uno scontro doloroso, là si rinnova un gioioso incontro.
Non resta che rimanere al calore del sole. “Rimanete nel mio amore”: grazie a queste parole, per amore dei fratelli, sono passato da duro martello, a caldo mantello.
Ciao da p. Andrea
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