L’11 febbraio, festa liturgica della Madonna di Lourdes, data storica dei Patti Lateranensi (1929), è diventata importante nella storia della Chiesa per le dimissioni di papa Benedetto XVI nel 2013.
E’ già trascorso un anno, eppure il ricordo è sempre vivo ed intenso. La notizia giunse a ciel sereno, suscitando molteplici reazioni e perplessità. Resta ancora oggi nel segreto la vera motivazione delle dimissioni da Papa, la prima volta nella storia e l’immagine dell’ultimo volo su Roma di papa Benedetto e la chiusura del portone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, sono immagini che segnano un evento storico d’innovazione e di cambiamento.
Il progressivo venir meno per papa Joseph Ratzinger del necessario vigore, sia del corpo, sia dell’animo, per guidare la Chiesa in un tempo difficile, motivazioni ufficiali delle dimissioni, e l’età che avanza, lo rendono sempre vicino e presente nel silenzio e nella preghiera alla comunità ecclesiale, debitrice del grande patrimonio di saggezza e di magistrale sapienza. A buon diritto, potrà essere chiamato “Dottore della Chiesa” per la ricchezza e la profondità del suo Magistero.
Nonostante l’età avanzata, si è speso con straordinaria generosità ed efficacia guidando per sette anni la barca di Pietro e da esperto Maestro ha saputo incidere nel solco profondo dei mali della Chiesa. Ha tentato in ogni modo la riconciliazione con la Fraternità di San Pio X, “il cui risultato, credo, sarebbe stato una circolazione della Grazia in grado di rimettere tutti nella giusta direzione”, apportando benefici frutti all’intera Chiesa.
I suoi viaggi apostolici, le giornate della Gioventù, le tappe mariane Lourdes, Fatima, Loreto i viaggi-eventi storici nella sua Germania, in Gran Bretagna, in Australia, a Cuba, in Terra Santa hanno segnato il suo pontificato, avvelenato da accuse, calunnie, tradimenti e maldicenze: la denuncia della pedofilia tra il clero, il “caso Williamson”, la lettera ai cattolici d’Irlanda, feriti dagli abusi dei sacerdoti, sono tutte ferite che hanno colpito il suo cuore di Padre e di Pastore della Chiesa universale.
Le grandi incompiute, quali la riforma della Curia romana e dello IOR segnano il pontificato di Benedetto XVI, papa teologo e maestro di vita, il quale ha anche subìto un furto di documenti nella sua casa ed il tribunale del Vaticano ha attivato un processo.
Alcuni errori non sono certamente da attribuire alla sua persona, bensì a coloro che gli sono stati vicini, dei quali Egli si è molto fidato, determinando anche contrapposizioni e “correnti”.
I segni del non star completamente bene cominciavano ad affiorare con gli acciacchi degli anni e la sofferenza delle responsabilità incombenti.
Il suo cuore pastorale, sempre pulsante di ricerca del miglior bene per la Chiesa, batte ancora nel silenzio della preghiera e dell’ascolto. Il nascondimento, tipico esercizio spirituale dei Santi eremiti, diventa crogiuolo di purificazione e di purezza spirituale, che rende sempre più preziosa la bontà del Santo Padre.
Il vento del conclave, il 13 marzo dello scorso anno, ha girato sull’America Latina ed ecco che l’arcivescovo di Buenos Aires, George Mario Bergoglio, diventa Vescovo di Roma e prende il nome di papa Francesco, il primo Papa con questo nome, tutto italiano e rivoluzionario, per aver sposato “Madonna Povertà” e cantato le bellezze del creato.
Con il suo stile d’immediata e informale comunicazione, espressione di semplicità e d’improvvisazione, con il suo primo “buona sera” ha conquistato le folle, divenendo “icona” e “uomo dell’anno 2013, molto apprezzato dai media per i gesti estemporanei e spontanei (la borsa da viaggio, l’automobile semplice, la residenza a Santa Marta, ) ed è stato ben valorizzato come segno d’innovazione e di cambiamento, anche da coloro che si definiscono non cattolici o non praticanti.
Primavera della Chiesa, risveglio delle periferie, attenzione pedagogica da “Buon Pastore” che porta addosso l’odore delle pecore, mostra paterna amorevolezza verso i bambini, gli ammalati, i disabili, è sempre molto attento ai deboli, agli emarginati e predilige le periferie e i lontani.
Lo stesso presidente americano Barack Obama ha detto che papa Francesco incarna davvero ”l’essenza della fede cristiana e trasmette un senso reale di fratellanza e di considerazione per i meno fortunati”.
Non è bene fare confronti, perché ogni Papa ha il proprio stile e ciascuno scrive la propria pagina nel grosso libro della storia della Chiesa, monumento di saggezza e di alto magistero apostolico.
Il vaticanista Salvatore Izzo analizza con puntualità i tratti in comune, il primo dei quali è l’umiltà, che ha reso capace Benedetto XVI di rinunciare al pontificato e papa Francesco di volerlo accanto a sé come un padre anziano che lo consiglia. Il secondo è l’amore per i più deboli e poveri, che portò l’ottuagenario Ratzinger per due volte in Africa, e che Bergoglio testimonia in ogni incontro con persone svantaggiate.
I due Papi hanno in comune la passione evangelizzatrice, la difesa della fede e l’impegno per l’unità della Chiesa: elementi che emergono con assoluta limpidezza nell’enciclica “Lumen fidei”, scritta, come ha detto pubblicamente Papa Francesco, a quattro mani, e che sono anche il cuore della straordinaria Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”.
Nella complementarietà, li differenziano certamente il carattere e lo stile ed anche una diversa strategia pastorale. Papa Francesco, uomo in pace, trasmette e comunica serenità, sa parlare al cuore della gente, usando un linguaggio diretto e semplice. Il suo stile didascalico che sintetizza il messaggio in tre punti, tre parole chiave, che ripete nella conclusione dei suoi discorsi quasi una costante raccomandazione e a non dimenticare.
La sensibilità ecumenica, la ricerca della pace, il dialogo con le altre confessioni religiose, sulla scia di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono tutti segni di positività e di risveglio per la Chiesa.
La scelta dei temi pastorali: il sinodo sulla famiglia a settembre e l’anno della vita consacrata (2015) costituiscono le tappe di un cammino che prosegue nei sentieri della storia.