La relazione “sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere” (la cosiddetta relazione Lunacek, dal nome della sua autrice) è stata approvata dal Parlamento europeo, con 394 voti a favore, 176 contro e 72 astensioni.
La Federazione europea delle Associazioni familiari cattoliche (FAFCE) è stata la prima organizzazione a denunciare con forza questo progetto, basato su un sondaggio non scientifico dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali e realizzato in collaborazione con la maggiore lobby omosessualista d’Europa, ILGA Europe. La FAFCE ha affermato in un comunicato stampa che il voto di ieri ha simbolizzato uno scontro tra “individualismo e bene comune”: si tratta di una tematica che divide l’Unione europea e che sta a cuore di tutti i cittadini. Le manifestazioni organizzate in tutta Europa (specialmente grazie alla Manif pour Tous) e le oltre 210000 firme raccolte contro di esso stanno a dimostrarlo.
Proprio grazie al movimento di opposizione di questi ultimi mesi, una clausola volta a preservare la sussidiarietà era stata aggiunta alla risoluzione iniziale. Tuttavia la proposizione è rimasta invariata nei contenuti e, pur non avendo un valore giuridicamente vincolante, essa presenta dei punti altamente discutibili. Primo fra tutti, è stato eliminato l’invito esplicito alla Commissione europea di “ presentare in via prioritaria proposte finalizzate al riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell’Unione europea, compresi i matrimoni, le unioni registrate e il riconoscimento giuridico del genere” (Art. 4 §H.ii).
Questo punto è stato trasformato, marcando l’accento sul diritto alla libera circolazione tra gli stati membri dell’UE. Ma il risultato resta contraddittorio rispetto al principio di sussidiarietà, secondo il quale il diritto di famiglia rientra nelle competenze esclusive degli stati membri. In fin dei conti, la Relazione Lunacek auspica che uno stato che non riconoscesse la validità giuridica delle unioni tra persone dello stesso sesso venga costretto a riconoscere tali unioni se contratte in uno stato dove esista il cosiddetto “matrimonio omosessuale” o un tipo di unione civile. Per esempio, lo stato italiano, pur non avendo nella sua legislazione alcuna nozione di unione tra persone dello stesso sesso, sarebbe costretto, in nome della non discriminazione, a riconoscere gli effetti giuridici di un’unione di questo tipo legalmente contratta in Olanda.
Paradossalmente la relazione Lunacek finirebbe così per creare una vera discriminazione: se si spinge questo filo logico fino in fondo risulta che la coppia omosessuale dal nostro esempio, “sposatasi” in Olanda e residente in Italia, avrebbe diritto ad essere trattata come una vera e propria famiglia dallo stato italiano. Un’altra eventuale coppia omosessuale italiana, invece, si ritroverebbe ad essere discriminata rispetto a questa coppia olandese! E così lo stato italiano si troverebbe nella costrizione di dover accettare il “matrimonio omosessuale” de facto. In fin dei conti, appare chiaro come la relazione Lunacek punti a creare delle discriminazioni, invece che ad eliminarle, per poi uniformare in versione iper-liberista il diritto familiare in tutta Europa. L’individualismo diventa così il criterio per stigmatizzare le discriminazioni.
Se questo appare essere l’obiettivo finale della risoluzione votata ieri a Strasburgo, quali sono i suoi risvolti imminenti? Innanzitutto è bene sottolineare e ricordare a tutti che la relazione Lunacek non ha alcun valore vincolante per gli stati membri dell’UE. Essa assume tuttavia un grave significato politico in quanto diventa l’espressione ufficiale della maggioranza politica dell’europarlamento. In quanto tale, la risoluzione sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia potrebbe divenire la base per la realizzazione di costose strategie europee promosse dalla Commissione ed applicate negli stati membri.
Attualmente esistono già a livello europeo delle direttive e dei programmi volti a combattere le discriminazioni in diversi settori. La discriminazione può essere causata dal sesso (da cui la “Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015”), da malattie e disabilità fisiche (di qui la “Strategia europea sulla disabilità 2010-2020”), oppure dall’origine etnica (come nel “Quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”). Con la relazione Lunacek si vuole considerare un nuovo tipo di discriminazione che sarebbe causato “dall’orientamento sessuale e di genere”. Ora, appare palese come questo tipo di discriminazione, a differenza delle precedenti, non sia affatto oggettivo: come la teoria di genere pretende affermare, la base del cosiddetto orientamento sessuale risiederebbe soltanto nella sensibilità soggettiva degli individui e non nel dato oggettivo e biologico dell’essere uomo o donna. Ecco perché si può affermare che con la relazione Lunacek si vuole promuovere l’individualismo come politica dell’UE.
Al di là dell’esito negativo del voto di ieri, alcuni osservatori di politiche europee hanno sottolineato un dato molto incoraggiante: a differenza del passato, i voti dell’assemblea di Strasburgo sono seguiti con sempre maggiore attenzione, soprattutto quando si tocca tematiche così sensibili come la vita e la famiglia (la bocciatura della relazione Estrela è un altro importante esempio). Ciò riempie di speranza coloro che non si rassegnano all’Europa dei burocrati e delle lobby: le prossime elezioni europee saranno un’occasione per tutti i cittadini di far sentire la propria voce, in favore di un Europa che non crei dei privilegi per alcuni, ma che promuova il bene comune di tutti i cittadini. (N.S.)
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