Negli ultimi anni stiamo assistendo a un drammatico declino delle nascite: lo conferma un recente rapporto delle Nazioni Unite.
Il World Fertility Report 2012 è stato pubblicato all’inizio di quest’anno dal settore popolazione del Dipartimento di Affari Economici e Sociali. I dati coprono un periodo che va dal 1970 ai giorni nostri.
“La fertilità è diminuita a livello mondiale in una maniera senza precedenti a partire dagli anni ‘70”, afferma il rapporto. Effettivamente la fertilità è diminuita in tutti i 186 paesi (ad eccezione di 6) presi in esame dalle Nazioni Unite.
La tendenza al declino della fertilità sta accelerando. Il rapporto osserva che nel segmento temporale più recente, 80 paesi o aree presentano una fertilità inferiore ai 2,1 figli per donna, ovvero il livello richiesto per assicurare il mantenimento del livello di popolazione attuale.
Il settore popolazione osserva che un certo numero di paesi presentano un “tasso complessivo di fertilità notevolmente basso”. Vi sono 20 paesi con una fertilità inferiore agli 1,4 figli per donna e 38 paesi con una fertilità inferiore agli 1,6 figli per donna.
Il rapporto afferma che nell’ultimo decennio nessun paese europeo o nordamericano ha avuto una fertilità complessiva superiore ai 2,2 figli per donna e solo quattro (Francia, Islanda, Irlanda e USA) superano i 2,0 figli per donna.
Complessivamente la fertilità totale risulta essere inferiore agli 1,4 figli per donna in circa la metà dei paesi sviluppati.
Un alto numero di paesi ha sperimentato cali della fertilità piuttosto drammatici. Un paese menzionato nel rapporto è l’Iran: dai 7 figli per donna del 1985, è precipitato agli 1,9 figli per donna del 2006.
Non sorprende che il rapporto affermi che la proporzione dei governi che considerano il loro livello di fertilità troppo basso sia salito dall’11% del 1976 al 26% del 2011.
Un’altra tendenza significativa è l’aumento dell’età in cui ci si sposa. L’età media stimata del primo matrimonio per le donne è cresciuta in 97 dei 99 paesi presi in esame. L’età più alta al momento del matrimonio è risultata particolarmente evidente nei paesi con un tasso di fertilità più basso.
Per quanto riguarda gli uomini, la situazione è simile a quella femminile, con la considerazione aggiuntiva che in genere gli uomini si sposano a un’età più avanzata rispetto alle donne.
Il rapporto sottolinea che l’età media dei genitori al momento della nascita del primo figlio, è un’importante misura di fertilità, poiché segna l’inizio della genitorialità con tutte le sue implicazioni sociali, economiche e di salute. Ciò incide sul livello complessivo di fertilità, dato che il periodo che separa dalla nascita si accorcia quando l’età della donna al primo parto è più alta.
Le Nazioni Unite guardano anche al numero di donne senza figli. Nei paesi a bassa fertilità, la loro percentuale va dal 3,8% delle Maldive al 23,1% di Singapore. Nei paesi ad alta fertilità, poche donne rimangono senza figli ma si riscontrano notevoli differenze tra lo 0,3% di Sao Tome e Principe e il 15,9% della Giordania.
Un altro notevole cambiamento nella genitorialità è il suo minor legame con il matrimonio. Secondo il rapporto, in 64 paesi, la percentuale media di nascite fuori dal matrimonio sale drammaticamente dal 7,2% degli anni ’70 al 35,9% dell’ultimo decennio.
In generale, i paesi asiatici registrano un basso numero di nascite fuori dal matrimonio, tuttavia in altre aree la loro percentuale è assai alta. Nel periodo che va dal 2000 al 2011, le nascite extramatrimoniali sono l’80,3% delle nascite totali in Colombia e l’82,6% in Venezuela.
Inoltre, secondo i dati disponibili dagli anni ’70, il ricorso alla contraccezione è aumentato in 9 paesi su 10. L’uso della contraccezione tra le donne dai 15 ai 49 anni sposate o con un legame fisso, è salito dell’88% in 74 paesi di cui le Nazioni Unite dispongono informazioni.
Complessivamente il livello medio del ricorso alla contraccezione è stato del 61,2% nel periodo che va dal 2000 al 2011 e la prevalenza contraccettiva rimane sotto il 10% solo in tre paesi.
Nel 2011, sottolinea il rapporto, il 93% dei governi hanno sostenuto programmi di pianificazione familiari e la distribuzione di contraccettivi.
Il rapporto si pone poi la domanda su cosa succederà se sempre più paesi riscontreranno livelli di fertilità così bassi al punto che le loro popolazioni diminuiranno e, di conseguenza, la crescita economica ne soffrirà.
Un articolo uscito sull’ultima edizione di Population and Development Review (Dicembre 2013) analizza il caso della Russia. Tomas Frjka e Sergei Zakharov spiegano che la Russia è stato il primo paese a scendere sotto il tasso di sostituzione demografica dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Da allora si sono susseguite numerose iniziative governative per incoraggiare una ripresa demografica. Nonostante i significativi incrementi dei fondi per le famiglie: “Le politiche nataliste della Russia finora sono fallite ed è difficile credere che un declino della popolazione potrà essere evitato in futuro”, concludono gli autori.
Forse si tratta di un destino a cui andranno incontro non pochi altri paesi, con tutte le conseguenze negative connesse.