"La vocazione missionaria della Chiesa appartiene al suo stesso essere"

Inaugurato ieri, a Rio de Janeiro, il tradizionale incontro dei vescovi brasiliani. Tema di quest’anno: Il Concilio Vaticano II e la dimensione missionaria della Chiesa”. Oggi la relazione del cardinale Filoni

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Si è aperto ieri pomeriggio, a Rio de Janeiro, il corso di studio per i Vescovi brasiliani, il tradizionale appuntamento annuale che dal 1990 raduna i presuli del paese per un periodo di comunione e dibattito su questioni di interesse comune, grazie all’intervento di docenti che aiutano ad esplorare le tematiche scelte. Negli ultimi anni il tema dell’incontro è stato il Concilio Vaticano II, con una rivisitazione dei documenti conciliari in occasione del 50° anniversario dell’evento.

Anche quest’anno, la grande assise conciliare è stata al centro dell’incontro dei Vescovi brasiliani che hanno approfondito il tema “Il Concilio Vaticano II e la dimensione missionaria della Chiesa”. La prima conferenza – riferisce l’agenzia Fides – è stata tenuta questa mattina dal Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Fernando Filoni.

“Il 7 dicembre 1965 i Padri Conciliari del Vaticano Il promulgarono il Decreto sull’Attività Missionaria della Chiesa ‘Ad Gentes’ – ha ricordato il porporato –  il Concilio sottolineava la vocazione missionaria della Chiesa come appartenente al suo stesso essere”. All’epoca, ha proseguito, “si sentiva il bisogno di mettere in un più profondo rapporto la missionologia con la ecclesiologia. Bisognava anche animare missionariamente tutta la Chiesa per ricuperare nelle sue radici il motivo del suo esistere: la Missione”.

Nella sua ampia relazione, il Prefetto del Dicastero Missionario – riferisce ancora Fides – si è soffermato poi ad illustrare i fondamenti della missione alla luce del Concilio, la necessità “che ogni Chiesa Particolare non dimentichi la sua vocazione missionaria e cattolica”, i cambiamenti portati nella teologia e nella prassi della missione. “Spesso – ha detto – la missione era largamente concepita in termini assoluti di espansione religiosa. Questo implicava una certa chiusura alla capacità di apprezzare i ‘semina Verbi’ esistenti nelle religioni non cristiane, ma anche ad un confronto, spesso teso e ostile fra le diverse confessioni cristiane”.

Parlando dei fondamenti teologici della “missio ad gentes”, Filoni ha inoltre rilevato che “molti seminari e centri di insegnamento teologico cattolico non offrono alcun corso sulla teologia della missione. Esiste poco interesse per la missio ad intra, e ancora molto meno per la missio ad extra”. Abbiamo bisogno allora di “una visione chiara della missione di Dio al mondo”, ha ribadito il cardinale, oltre che “del luogo del dialogo, dell’inculturazione, dello sviluppo umano, della promozione dei ‘valori del Regno’, dentro però una chiara teologia cristologica e soteriologica”,

Proponendo alcune considerazioni sulla missione nell’attuale mondo multireligioso e multiculturale, il porporato ha messo in evidenza che “il dialogo è oggi una parte integrante della missio Ad Gentes. Il dialogo però e i rapporti sociali non esauriscono la missio Ad Gentes … Anche nel mondo attuale della postmodernità ci sono situazioni di difficile confronto o di chiara ambiguità; questo mondo risulta spesso impermeabile alla fede cristiana, dato che rifiuta esperienze trascendenti”.

Tracciando quindi le prospettive future, il Prefetto di Propaganda Fide ha ribadito che è avvenuto “un cambio paradigmatico nel mondo e nella Chiesa. La cultura è diventata un elemento decisivo per la missione del futuro. Allo stesso modo, anche la promozione umana, il dialogo e il servizio sono elementi importanti per la missio Ad Gentes”. Tuttavia, pur tenendo conto di questi aspetti, non si deve mai dimenticare “che la missione non ha senso senza Gesù Cristo e senza la Chiesa, suo corpo visibile nello spazio e nel tempo della storia”.

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ZENIT Staff

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