"Benedire significa concimare un terreno fertile"

Rito speciale per la benedizione delle adozioni

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Il 2 febbraio, festa della presentazione al tempio di Gesù, è stato celebrato nella parrocchia di santa Giustina nel quartiere milanese di Affori, durante la Santa Messa delle 11.30, un rito speciale per la Benedizione delle Adozioni come un gesto di accoglienza fatto nel nome di Gesù.

Riportiamo una parte di un articolo dell’associazione Ai.Bi. dove viene proposta alla nostra attenzione una breve riflessione di don Maurizio Chiodi, consigliere spirituale dell’associazione “La Pietra Scartata” che ha presieduto la celebrazione. “L’adozione è un atto regolato dalla legge – ricorda don Chiodi – e ha forti implicazioni personali, affettive e relazionali, sia per la famiglia adottiva che per i bambini che ne entrano a far parte. Ma dal punto di vista ecclesiale passa via come se nessuno se ne accorga. Il rito della benedizione nasce proprio allo scopo di dare rilevanza ecclesiale a questo gesto di accoglienza”…..” La Chiesa cattolica non vuol fare mancare quindi il suo incoraggiamento all’adozione. A questo proposito don Chiodi ricorda le parole di Giovanni Paolo II che, in un messaggio per la Giornata della Vita dei primi anni del nuovo millennio, evidenziò la bellezza dell’atto di accoglienza di un bambino abbandonato e il fatto che tale gesto faccia sì che i genitori adottivi vedano riconosciuta a tutti gli effetti la propria paternità e la propria maternità.”

Queste parole sono un spunto per rilanciare il tema dell’adozione proprio nel contesto della nuova evangelizzazione. La sterilità biologica è un fenomeno sempre più presente nella nostra società e questo apre ad interrogarsi sulle possibili forme per diventare genitore. Nei nostri tempi si sente molto pubblicizzare la procreazione assistita, la maternità surrogata e paradossalmente la scelta adottiva viene spesso nominata in riferimento alle richieste delle coppie omosessuali.

Questo rito compiuto durante una celebrazione eucaristica assume un grande significato ecclesiale, perchè riporta dentro i limiti naturali il gesto dell’accoglienza di un bambino abbandonato, attribuendo alla famiglia la sua missione genitrice ed educatrice.

Il rito della benedizione ha un significato profondo e produce dei benefici spirituali verso coloro che la ricevono. Benedire significa approvare, accompagnare e moltiplicare quei sentimenti di accoglienza generosa e oblativa, affinchè non possa mai esaurirsi quel desiderio, quell’impegno e quella dedizione nati nel momento in cui i genitori hanno deciso di adottare i loro figli. Ma la benedizione è sempre legata alla fecondità materiale e spirituale. Pertanto il gesto della benedizione diventa anche un esempio e un modello da seguire per tante coppie angosciate per la loro sterilità fisica. Benedire significa concimare un terreno fertile dove la grazia dell’adozione possa attecchire anche verso quelle coppie sterili che vedono disperazione al loro orizzonte.

Il contesto liturgico della presentazione al tempio di Gesù è sicuramente un ambiente favorevole, perchè evidenzia da un lato la consacrazione delle famiglie che decidono di dedicarsi interamente ai loro figli, e nello stesso tempo rimarca con forza il riscatto di questi bambini che finalmente hanno trovato una famiglia accogliente dove essere cresciuti, educati ed amati.

Oltre alla consacrazione e al riscatto, nel rito della benedizione delle famiglie adottive vi sono altri elementi di questa festa della Candelora. Vi è innanzitutto la profezia della Chiesa che, in nome del vegliardo Simeone, annunzia ai genitori adottivi: essi saranno chiamati a condividere il dolore, le inquietudini e le ribellioni dei loro figli trafitti nel cuore dalla spada dell’abbandono. E come Maria è stata trafitta da questa spada che fisicamente ha colpito il costato del suo Figlio Gesù, così una mamma ed un papà adottivi saranno anche essi chiamati a partecipare al dolore di quelle piaghe sanguinanti del cuore dei loro figli, quando rielaboreranno il dramma dell’abbandono.

Gli ultimi elementi di questa festa, che aiuta il mondo dall’adozione, è la lode e la testimonianza, che sono i più importanti effetti della benedizione. Tutti i componenti della famiglia adottiva sono chiamati quasi naturalmente a compiere questi gesti di gaudio spirituale: la moglie e il marito lodando Dio per la grazia di essere diventati genitori, ed i figli testimoniando come sia possibile vivere bene in una famiglia diversa da quella biologica, quando ci si sente amati, accolti e rispettati.

La speranza è che questa santa iniziativa possa essere ripetuta in altre parrocchie, affinchè il gesto dell’adozione possa essere considerato sempre di più un evento ecclesiale e la famiglia adottiva possa essere riconosciuta come una comunità domestica e missionaria che vive il suo amore gratuito nell’edificazione vicendevole tra genitori e figli.

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Osvaldo Rinaldi

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