Ferirsi con le pietre

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Secondo gli studiosi del Nuovo Testamento, varie fasi redazionali hanno composto il brano del Vangelo proclamato oggi. Ma il messaggio del testo rimane uguale, viene solo esplicitato: Gesù libera un uomo da uno spirito maligno che gli crea svariati problemi, con un semplice comando ai demoni, con un esorcismo. La sua potenza, la potenza di Dio, è ben evidenziata nel testo. 

Meditazione

È un uomo profondamente solo quello che si avvicina a Gesù. È un uomo che è stato “legato” alla sua comunità in vario modo, ma egli ha spezzato quelle catene e si è ritirato “tra i sepolcri”. Preferisce il silenzio dei morti al rumore dei vivi. Preferisce il passato al presente. Non è violento verso gli altri, lo è solo verso se stesso. Si fa male con una durezza eccezionale: si ferisce con le pietre. Come aiutarlo? I concittadini avranno consultato saggi e gli anziani, per curarlo. Probabilmente qualche sacerdote o scriba gli avrà spiegato – citando vari versetti biblici – che stava espiando una qualche colpa. Avrà peccato in qualche modo, altrimenti come spiegare questo suo stato? Finalmente ci sarà stata la rassegnazione. Avranno perso la speranza quelli che lo volevano aiutare e anche lui stesso. E questo forse, era il momento più buio. In questa situazione senza uscita, terribile da ogni punto di vista, lui riconosce che c’è chi lo può aiutare, ma ne è terrorizzato. Ha paura della vita “normale”, quella senza demoni. Gesù non lo sgrida, non lo lega alla comunità, non gli dice che è un peccatore che merita tutto questo. Non gli dice neppure: questo ti è capitato perché… Gesù semplicemente lo libera da quel male che lo assilla, da quei demoni che lo tengono in uno stato terribile. La dottrina cristiana afferma che la tentazione a cui siamo sottoposti è dovuta alla concupiscenza e al diavolo. Non è ancora possessione, quando siamo tentati di allontanarci dagli altri, quando preferiamo i ricordi alla vita vera, quando ci facciamo del male in vario modo, anche molto subdolo. La strada che ci libera da questo atteggiamento, non è certo quella di legarci a persone o cose, né tantomeno quella di pensare ancora e ancora che è tutta colpa nostra. Questo è solo un altro modo di infliggerci dolore. La liberazione è data dallo sguardo fiducioso e onesto, dalle parole “ho paura di cambiare”, rivolte a Dio. Egli non sgrida, non incolpa, non condanna l’uomo che nella sua disperazione gli chiede aiuto. Ci ama così come siamo, vince il male – il nostro male! – e vuole il nostro bene e la nostra felicità. Solo come uomini liberi e amati, che possiamo servirlo. 

Preghiera

Signore, tu ci ami senza “se” e senza “ma”. Donami la consapevolezza che tu mi puoi liberare dalla tentazione e dal male. 

Agire

Amare me stesso, cosa significa? Ama il tuo prossimo come te stesso, dice il Signore.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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