Il pontefice argentino si è riferito recentemente alla fraternità come fondamento e via alla pace. E’ possibile la costruzione di una società giusta o è da ritenere piuttosto un’utopia?
Giancarlo Faletti: La costruzione di una società giusta e pacifica non solo è possibile o auspicabile, ma è un cammino in atto dell’umanità stessa, se sappiamo guardare le cose con la luce del Vangelo. Un cammino iniziato con Gesù, con il dono della sua vita, in cui ha raccolto tutti i dolori e i mali degli uomini suoi fratelli, invitandoli a fare come lui e donando così la chiave per far propria ogni divisione e inimicizia: “Egli ha abbattuto il muro di divisione, abbattendo in se stesso l’inimicizia”.
Certo, parlare di “globalizzazione” non vuol forse dire che, pur con tutte le incertezze che continuano a regnare, l’umanità si percepisce come una realtà “una”, dove il bene e il male di ogni comunità umana si riverbera sull’umanità intera?
D’altronde la parola “fraternità” non è altro che la traduzione in termini umani di quell’ “unità” che Gesù ha chiesto al Padre prima di morire.
Come hanno accolto i Focolari l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Interroga anche voi in qualche modo?
Giancarlo Faletti: Se posso utilizzare la parola stessa del Papa, la sua lettera è stata accolta con profonda “gioia”! Prima parlavo di “rivoluzione” basata sul Vangelo: ebbene, mi sembra che il punto focale dell’esortazione sia proprio quello di non lasciarci rubare la “forza rivoluzionaria” del Vangelo. Per questo essa ci interpella vitalmente e ci spinge a non lasciar cadere la radicalità da cui il Movimento ha preso origine. D’altra parte, ogni carisma nella Chiesa non ha senso per sé, ma è in funzione della Chiesa stessa e, con essa, è al servizio di tutta l’umanità.
Ci interpella anche la sottolineatura della vocazione missionaria di tutto il “popolo di Dio” nelle sue varie componenti: ogni cristiano è per natura sua evangelizzatore spingendoci a dare all’annuncio del Vangelo quella nota di “gioia, stimolo, vitalità”, quell’ “armoniosa completezza” che precede e dà senso alla predicazione dottrinale e morale.
Quale è il vostro specifico contributo alla sfida dell’evangelizzazione?
Giancarlo Faletti: Il Movimento è nato da un incontro: quello di Chiara Lubich con Dio Amore che ha portato, poi, la giovane trentina a parlare con compagne ed amiche della sua scoperta. L’annuncio, quindi, proprio come dice la Evangelii Gaudium, nasce da una esperienza e da un incontro con una Persona. Questo si è ripetuto e continua a ripetersi per ciascuno di noi. La nostra evangelizzazione nasce proprio qui. Il punto è di rinnovare questo incontro nel quotidiano, in modo che il cuore trabocchi di un’esperienza da condividere con altri. Un altro aspetto fondamentale, per noi, è l’impegno alla testimonianza, sia individuale che delle comunità. Quindi parola e testimonianza. Siamo coscienti che sono impegni che dobbiamo costantemente rinnovare per mantenere la freschezza dei primi tempi della nostra chiamata.
Come rispondete alle domande sempre nuove che porta la storia e l’umanità?
Giancarlo Faletti: Noi vorremmo sempre più, come ci ha detto la nostra fondatrice, che l’amore scambievole diventi come il nostro “abito”, il nostro stile di vita, perché veramente Gesù possa dire ancora oggi al mondo: “Io sono con voi tutti i giorni …”.
È all’interno di questo stile di vita che lo Spirito Santo ci ha spinto a intraprendere e mettere in atto la strada del “dialogo” come cammino che porta ad incontrare ogni persona, di qualsiasi condizione sociale o culturale o religiosa, per condividere e realizzare insieme il cammino dell’umanità verso il “disegno” d’amore del Padre. La via del dialogo, che si apre in tutti i campi possibili (all’interno della Chiesa, con cristiani di altre denominazioni, con credenti di religioni non cristiane, con persone di convinzioni non religiose), ci appare una strada privilegiata di evangelizzazione oggi.
Quali pensa siano le principali urgenze della Chiesa in questo tempo?
Giancarlo Faletti: L’urgenza di fondo, da cui penso dipendano le altre, è esattamente quella messa in risalto da Papa Francesco nella sua esortazione Evangelii gaudium: una Chiesa che si pensi non per sé, ma fatta per l’umanità. Prima di essere una struttura gerarchizzata, la Chiesa si presenta “corpo”, “popolo”, come mette in luce la Costituzione Lumen gentium: si può essere “luce” dei popoli se si presentano non le strutture, ma l’intreccio dei rapporti, in cui ciascuno ritrova il suo ruolo a favore degli altri, e in questo la propria realizzazione.
Ma si può essere “corpo” se c’è una linfa vitale che lo alimenta, si può essere “popolo” se c’è un comune fondamento in cui identificarsi. Di qui l’urgenza, ancora lanciata con forza e passione da Papa Francesco, del ritrovare il Vangelo come linfa vitale, come unico fondamento che muove le scelte e le azioni dei cristiani.
Vorrebbe inoltrare qualche messaggio ai lettori di Zenit?
Giancarlo Faletti: Ricevere le news di Zenit è sentirsi parte di un popolo in comunione. Rivolgo quindi innanzitutto un grazie all’Opera da cui nasce e a redattori e giornalisti che lo portano avanti e invito i lettori a sostenerlo come possibile.
(La prima parte è stata pubblicata ieri, sabato 1 febbraio)