Un incontro tra filosofia e poesia per comprendere la realtà

Al Meeting di Rimini si riflette sulle opere di Maria Zambrano

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di Antonio Gaspari

RIMINI, giovedì, 27 agosto 2009 (ZENIT.org).- Lunghe file di persone all’ingresso della mostra “Vocare – Maria Zambrano, una vocazione alla conoscenza” e sala affollatissima alla presentazione della stessa.

Al Meeting di Rimini è emersa una grandissima attenzione per Maria Zambrano (1904-1991) una pensatrice originale e profonda, considerata a ragione tra le più grandi del novecento alla pari con Hannah Arendt, Simone Weil ed Edith Stein.

Allieva del filosofo José Ortega y Gasset, pur rifuggendo il marxismo, visse a lungo in esilio (in Italia dal 1954 al 1964) a causa della sua opposizione al franchismo. Tornata in Spagna nel 1984, vinse il prestigioso Premio Cervantes nel 1988.

Innumerevoli le sue opere tradotte in italiano, tra cui nel 2008 “Per l’amore e per la libertà” (editore Marietti).

Nel presentare la mostra al Meeting di Rimini, mercoledì 26 agosto, l’ideatrice Carmen Giussani ha affermato che “non si incontrano le idee, si incontrano le persone” e la “la mostra ha una bellissima sezione biografica che permette di conoscere Maria Zambrano”.

La Giussani ha collocato la lunga vita della Zambrano nel contesto del dramma del Novecento, che ha toccato anche la Spagna e l’Europa.

L’ideatrice della mostra ha raccontato che l’esilio dalla Spagna franchista ha fortemente segnato la vita della Zambrano, precisando che la filosofa ha apertamente preso le distanze dal pensiero marxista comunista.

Nell’introduzione al saggio edito dalla Società Editrice Fiorentina, che ripercorre la mostra, la Giussani narra che la Zambrano era sostenitrice di una corrente filosofia e artistica conosciuta come ‘realismo spagnolo’, che non praticava l’arte di copiare la realtà bensì “il predominio dello spontaneo e dell’immediato” una “ammirazione per il mondo senza pretendere di ridurlo al nulla” un “essere innamorati del mondo”.

Un “cuore nemico dell’astrazione che non rinnega la ragione anzi la mette all’opera” non “per staccarsi dalle cose, ma per affermarle. Non per evadere dal mondo ma per sostenerlo”.

In sintesi il “realismo spagnolo come origine di una forma di conoscenza”. Una conoscenza che “si realizza attraverso una ragione amorosa, una ragione poetica”.

La Giussani ha fatto anche notare come nelle sue opere la Zambrano denunci “la superbia della ragione moderna, che pretende di definire il reale entro i suoi limiti”

“Il romanzo e la poesia – ha scritto la Zambrano – sono senza dubbio forme di conoscenza in cui il pensiero si trova diffuso, sparso, esteso, in cui il sapere sulle questioni essenziali, ultime, scorre senza rivestirsi di nessuna autorità, senza dogmatizzarsi”.

Maria Regina Brioschi, ideatrice e curatrice insieme alla Giussani della stessa mostra, presentata nell’aprile del 2008 a ‘Encuentro Madrid 2008’, ha precisato che la Zambrano “critica la filosofia occidentale che, procedendo da Cartesio, ha finito per ridurre la ragione ad autoaffermazione”.

“In tale posizione – ha aggiunto – la ragione corre due rischi: quello della superbia e dell’umiliazione, che conducono entrambe alla disperazione. Questa la confusione in cui si trova l’uomo del Novecento”.

Carmine Di Martino, docente di gnoseologia all’Università Statale di Milano che ha coordinato l’incontro, ha concluso affermando che “Maria Zambrano ha testimoniato che la vocazione filosofica coincide con la vocazione umana: cioè rispondere a quella presenza incondizionata che invoca la nostra presenza per questo vale la pena visitare la mostra”.

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ZENIT Staff

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