ISTANBUL, mercoledì, 30 luglio 2008 (ZENIT.org).- “Alla democrazia non ci sono alternative”. È quanto ha dichiarato monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza Episcopale Turca, all’indomani della strage (diciassette morti) avvenuta domenica scorsa a Istanbul in seguito all’esplosione di due bombe.
In alcune dichiarazioni pubblicate da “L’Osservatore Romano”, il Vescovo parla di “sentimenti di apprensione” e ricorda che la Corte costituzionale turca si è riunita per decidere sulla messa al bando del partito di governo Akp, accusato di voler introdurre la legge islamica nel Paese laico a maggioranza musulmana.
“Siamo in attesa della sentenza della Corte costituzionale per sapere quali decisioni prenderà – ha affermato il presule -. Queste bombe hanno un carattere molto evidente, quello di destabilizzare una situazione che è già abbastanza inquieta. È chiaro che un giorno prima del giorno della sentenza, la cosa non può che essere letta in questo modo”.
“L’appello che possiamo lanciare noi, vale meno che niente. Anche perché non siamo una realtà così rappresentativa. L’appello comunque è quello di lasciar prevalere la democrazia all’interno di questo Paese”, ha aggiunto.
Secondo monsignor Padovese, i problemi che ci sono “sono legati a posizioni di potere. C’è il bisogno di salvaguardare la laicità e al tempo stesso il diritto di dare a questa laicità un’espressione democratica. Una democrazia rappresenta sempre dei rischi ma alla democrazia non ci sono alternative”.
“Fino a ora la situazione della Turchia è rimasta in questa immobilità proprio per le forze di potere che si oppongono – ha concluso -. È un po’ come un tirare la corda in cui né l’uno e né l’altro riesce mai a prevalere e si rimane sempre a metà strada”.