CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 30 luglio 2008 (ZENIT.org).- Il fallimento del vertice dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) danneggia i Paesi poveri, considera il rappresentante del Papa presso questa istituzione.
L’Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra, spiega che “questo fallimento comporta davvero delle conseguenze importanti sia per l’aspetto del sistema multilaterale, sia per i Paesi in via di sviluppo, che si troveranno ancora isolati dall’accesso ai mercati”.
“In questo modo – ha detto ai microfoni della “Radio Vaticana” – le disuguaglianze che esistono fra Paesi ricchi e Paesi poveri, che non possono essere colmate semplicemente dall’aiuto che viene dato ma per cui deve essere trovato un meccanismo più equo di partecipazione, non si risolveranno”.
Dal canto suo, “L’Osservatore Romano” afferma nell’edizione di giovedì che la lunga maratona negoziale di Ginevra è finita con un nulla di fatto che cancella sette anni di trattative. “Divergenze inconciliabili”, sottolinea.
“Il muro contro muro tra gli Stati Uniti e il blocco Cina-India sulle barriere tariffarie ha causato il fallimento dei negoziati” “per rilanciare il ‘Doha Round'”, spiega il quotidiano vaticano.
Secondo monsignor Tomasi, in questo fallimento “ci sono delle ragioni politiche e tecniche, c’è l’interesse immediato dovuto al commercio e all’accesso da parte di alcuni ai mercati più appetitosi”.
“E’ certo che in questa situazione le nuove potenze economiche emergenti hanno fatto sentire la loro voce in maniera decisiva, per ragioni legate anche alle loro politiche interne”.
“Quindi, ci troviamo di fronte una situazione nuova – riconosce -. Nello scacchiere mondiale ci sono forze e Paesi che devono essere non solo presi in considerazione ma che devono anche sentire una responsabilità particolare verso i Paesi più poveri”.