Il Cardinal Martino sottolinea il ruolo della Provvidenza nelle migrazioni

Afferma che il fenomeno aiuta a rendere visibile il volto della Chiesa

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WASHINGTON, D.C., martedì, 29 luglio 2008 (ZENIT.org).- Il fenomeno delle migrazioni contribuisce a rendere visibile il vero volto della Chiesa universale.

Il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, lo ha affermato in un messaggio inviato al Congresso Nazionale per le Migrazioni 2008, organizzato dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, in svolgimento a Washington, D.C. Il tema dell’incontro è “Rinnovare la Speranza, Cercare la Giustizia”. 

Il Cardinale inizia il suo messaggio affermando l’importanza di sottolineare gli aspetti positivi delle migrazioni, “soprattutto nella prospettiva della cura pastorale della Chiesa”.

Riferendosi alla “Erga Migrantes Caritas Christi“, un’istruzione del 2004 del suddetto dicastero, il porporato osserva che il documento guarda al fenomeno delle migrazioni sotto una luce nuova. 

“Il passaggio da società monoculturali a società multiculturali può rivelarsi così segno di viva presenza di Dio nella storia e nella comunità degli uomini, poiché offre un’opportunità provvidenziale per realizzare il piano di Dio di una comunione universale”, aggiunge.

“Spostando l’obiettivo dal fenomeno in sé alla gente che migra, si deve riconoscere che ‘pure i migranti possono essere i costruttori, nascosti e provvidenziali, di una tale fraternità universale, insieme a molti altri fratelli e sorelle. Essi offrono alla Chiesa l’opportunità di realizzare più concretamente la sua identità comunionale e la sua vocazione missionaria’”. 

Ampliando ancora di più questa visione, afferma che l’emigrazione nel mondo globalizzato può essere considerata “una chiamata, sebbene misteriosa, per il Regno di Dio, ed uno strumento della Divina Provvidenza per favorire l’unità e la pace della famiglia umana”.

L’istruzione del Pontificio Consiglio, osserva il Cardinal Martino, dimostra che il fenomeno delle migrazioni, “mettendo in contatto fra loro persone di diversa nazionalità, etnia e religione, contribuisce a rendere visibile l’autentica fisionomia della Chiesa e valorizza la valenza ecumenica e dialogico-missionaria delle migrazioni”. 

Reazione cristiana

Il messaggio del Cardinale prosegue considerando la chiamata della Chiesa ai cristiani di fronte alle migrazioni. 

“Una visione semplicistica delle difficoltà deve lasciare il passo a una visione globale di tutte le esperienze umane che entrano nel confronto, nel dialogo, nell’arricchimento e nello scambio tra popoli diversi”, ha detto. “Lo sviluppo di un approccio che sia interculturale, ecumenico e interreligioso è assolutamente necessario, richiede la convergenza di un gran numero di responsabilità e offre nuove opportunità”.

Il Cardinale ha aggiunto che bisogna anche “sviluppare un’azione politica esplicita e comprensiva, che non faccia dell’immigrato il capro espiatorio di altre scottanti questioni sociali, né una minaccia alla sicurezza e alla stabilità”. 

Citando ancora la “Erga Migrantes Caritas Christi“, ha constatato che la “precaria situazione di tanti stranieri, che dovrebbe sollecitare la solidarietà di tutti, causa invece timori e paure in molti, che sentono gli immigrati come un peso, li vedono con sospetto e li considerano addirittura come un pericolo e una minaccia. Ciò provoca spesso manifestazioni di intolleranza, xenofobia e razzismo”.

“La base per l’azione della Chiesa, invece, è l’affermazione che tutte le persone sono uguali, al di là delle differenze derivanti dall’origine, dalla lingua e dalla cultura, nella convinzione dell’unità della famiglia umana”, ha aggiunto. 

“L’approccio della Chiesa cattolica, quindi, afferma il ruolo centrale e il carattere sacro dell’essere umano indipendentemente dal suo status legale regolare o meno, soprattutto nei casi in cui è indifeso ed emarginato, tenendo anche nella dovuta considerazione la famiglia”.

“Non solo – conclude -, la Chiesa è sempre più convinta che sottolineare la dimensione etico-religiosa delle migrazioni sia il modo più sicuro per raggiungere anche altri obiettivi di alto valore umano e culturale".

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ZENIT Staff

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