Meno delitti a Sydney durante la Giornata Mondiale della Gioventù

Il clero attende frutti negli anni a venire

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di Catherine Smibert 

SYDNEY, giovedì, 24 luglio 2008 (ZENIT.org).- Quando Benedetto XVI ha lasciato Sydney lunedì mattina, i resoconti di giornali, radio e televisione parlavano ampiamente del successo della Giornata Mondiale della Gioventù e del segno che il Papa ha lasciato in Australia. In particolare, si è richiamata l’attenzione sulla diminuzione dei delitti durante la settimana dell’evento e sul suo effetto ecumenico sulla popolazione.

ZENIT ha chiesto l’opinione di alcuni Australiani coinvolti nella GMG. 

Dopo il suo congedo dal Vescovo di Roma, il Cardinale George Pell ha tenuto una conferenza stampa nel Centro Internazionale di Media della Giornata Mondiale della Gioventù a Darling Harbour.

Il porporato ha detto che l’evento ha dato alla Chiesa un nuovo status nella sfera pubblica. Riguardo ai temi della vita, ad esempio, il Cardinale ha spiegato che il pubblico è più preparato a rendersi conto “che i cattolici hanno qualcosa da dire su tali questioni e presterà potenzialmente un ascolto rispettoso”. 

“Questa Giornata Mondiale della Gioventù ha mostrato che la grande maggioranza degli Australiani è completamente aperta a ciò che abbiamo da dire”, ha aggiunto l’Arcivescovo di Sydney.

“Possono non essere d’accordo con noi – ha ammesso -, ma ci vedono come parte della corrente principale della vita australiana; vedono che le considerazioni religiose sono importanti; la gente ha bisogno di significato e obiettivi, e nella maggior parte dei casi riconosce la necessità di essere aperti alla trascendenza”. 

“In passato – ha aggiunto -, noi cattolici possiamo essere stati troppo interessati a noi stessi. Ora stiamo dicendo molto chiaramente che abbiamo qualcosa da offrire al resto della popolazione australiana”.

Il Vescovo ausiliare di Sydney, monsignor Julian Porteous, ha riflettuto con ZENIT sul rispetto che i giovani hanno mostrato durante la settimana, suggerendo che una delle pietre miliari della Giornata Mondiale della Gioventù è stato qualcosa che ha ricevuto relativamente poca attenzione: la sessione di catechesi mattutine, durate dal martedì al sabato e che hanno unito religiosi e giovani per l’insegnamento, domande e risposte e la Messa. 

“Tutti i Vescovi hanno segnalato la responsabilità manifestata dai giovani nelle catechesi e anche in momenti come l’adorazione e la fine delle stazioni della Via Crucis – ha detto monsignor Porteous -. I giovani erano profondamente coinvolti. Sentiamo che sta sbocciando una nuova esperienza profonda di Chiesa per la gioventù, che ci dà grande speranza per una pienezza di frutti”.

Il presule ha aggiunto che l’evento di Sydney ha provato ancora una volta che la Giornata Mondiale della Gioventù “ha davvero la capacità di coinvolgere efficacemente i giovani a livello pastorale e spirituale”. 

Il Vescovo Porteous, che è direttore del Seminario del Buon Pastore di Sydney, ha segnalato che non tutti i resoconti della stampa sono stati positivi, ma ha suggerito che certe “ritorsioni” giornalistiche erano semplicemente frutto di trascuratezza. Ad esempio, ha menzionato il fatto che alcune agenzie internazionali abbiano presentato il silenzio della Messa finale come dimostrazione di una certa freddezza.

400.000 persone in silenzio, spiega, erano semplicemente una dimostrazione di rispetto. Dopo la Comunione della Messa di chiusura, è stato annunciato che ci sarebbero stati alcuni minuti di silenzio visto che i fedeli stavano ricevendo il Signore. 

Il Vescovo ha raccontato a ZENIT che un giovane che gli si è avvicinato per dirgli che l’omelia del Santo Padre lo aveva colpito profondamente.

“Ho notato alcune critiche dei resoconti laici in cui si diceva che l’omelia del Papa era troppo teologica e che correva il rischio di non essere compresa dai giovani – ha commentato il Vescovo Porteous -. Questo giovane, però, era la prova che forse i giornalisti non erano in sintonia con molto di ciò che il Papa aveva da dire perché lo stavano ascoltando con orecchi diversi. Noi siamo il pubblico e quindi riceviamo e accogliamo le parole del Santo Padre”. 

In viaggio verso l’aeroporto, monsignor Francis Kohn, direttore della sezione giovanile del Pontificio Consiglio per i Laici, incaricato da Roma dell’organizzazione dell’evento, ha detto a ZENIT di essere sinceramente grato alla Nazione ospite.

“E’ chiaro che i giovani erano felici – ha confessato -. Gli eventi sono stati stimolanti e pieni di fede. Credo che in questo periodo abbiamo sperimentato una nuova Pentecoste, e che i giovani sono disposti a rispondere alla chiamata di questo Papa ad essere testimoni. Per questo siamo entusiasti e abbiamo fiducia nell’effetto che gli eventi hanno avuto su di loro e nei frutti che ne verranno”. 

I giovani non hanno colpito solo i leader cattolici. La loro influenza ha superato i limiti religiosi e sociali.

Il commissario di Polizia del Nuovo Galles del Sud Andrew Scipione ha detto che statisticamente il tasso di delitti a Sydney nella settimana della GMG è stato il più basso da molto tempo, attribuendo questo fatto alla presenza dei pellegrini e a un generale “senso di spiritualità” che si è diffuso. Ha detto a Sky News che le forze di polizia sono state praticamente inutili, visto che i pellegrini hanno dimostrato una buona condotta. 

Alex Dorcas, padrone di un ristorante a Macquarie Street, dove è passata la papamobile, ha detto a ZENIT che l’evento giovanile ispira unità, un commento che al Papa sarebbe piaciuto. Il Santo Padre si è riunito con i leader cristiani in un incontro ecumenico venerdì.

“Anche se sono ortodosso – ha spiegato Dorcas -, ho visto la gentilezza di questi giovani che sono venuti nel mio ristorante in questi giorni, ho visto che la fede è viva e che questo tipo di eventi alimenta nuove opportunità per l’unità. Mi piacerebbe avere un’occasione di questo tipo ogni mese!”. 

Prima di lasciare l’Australia, Benedetto XVI ha ringraziato gli abitanti di Sydney che hanno ospitato i pellegrini in casa propria. Elizabeth Wheeler è stata una di questi.

Ha spiegato a ZENIT che è stato “un onore poter condividere le celebrazioni attraverso il dono dell’ospitalità cristiana. E’ stato un gesto di umiltà da parte del Papa il fatto di averci incontrato, al Domain, per ringraziarci di qualcosa che dovremmo fare ogni giorno”. 

Carmen Alberto ha lavorato come volontaria nella GMG, occupandosi della base dati per gli accreditamenti all’evento.

Nonostante l’intensità della settimana, ha riconosciuto, non avrebbe perso per niente al mondo l’opportunità di dare il proprio contributo a questa esperienza: “Rappresentava il poco che potevo fare per assicurare il benessere dei pellegrini e il corretto funzionamento di qualcosa che aveva la capacità di cambiare la faccia della terra”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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