Dopo la Betancourt, la Colombia deve recuperare i suoi valori

Afferma l’ambasciatore di questo Paese presso la Santa Sede

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di Carmen Elena Villa Betancourt

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 10 luglio (ZENIT.org).- A pochi giorni dalla liberazione di 15 ostaggi delle FARC, tra cui Ingrid Betancourt, l’ambasciatore della Colombia presso la Santa Sede Juan Gómez Martínez ha parlato con ZENIT della situazione che sta vivendo il Paese.

Gómez Martínez ha partecipato alle conversazioni di pace tra il Governo e la guerriglia in Colombia durante il Governo di Andrés Pastrana (1999-2002), è stato sindaco di Medellín nel periodo più violento della città (1987-1989) e membro del Congresso dal 2002 al 2006.

Prima della liberazione, ha confessato, “si sperava in un accordo tra il Governo e la guerriglia. C’era l’intenzione da parte del Governo e dei Paesi amici. La proposta di entrambe le parti era giusta, ma la guerriglia l’ha rifiutata”.

L’Esercito, osserva, ha preparato con molta cura l’operazione del rilascio degli ostaggi, il 2 luglio scorso. “La sorpresa è stata tale da aver cambiato la mentalità dei colombiani”.

L’ambasciatore ha riconosciuto che nei colloqui di pace tra il Governo e la guerriglia c’è stata una mediazione della Chiesa, guidata dall’allora presidente della Conferenza Episcopale Colombiana monsignor Alberto Giraldo Jaramillo, Arcivescovo di Medellín. Il diplomatico faceva parte del comitato tematico.

“Eravamo convinti che avessero buone intenzioni, e da 13 incontri previsti siamo arrivati a 26. Purtroppo, non è rimasto niente di ciò che avevamo raggiunto. Trattavano i temi con apparente serietà, ma ci hanno ingannati. Nel 2006, poi, la Conferenza Episcopale Colombiana ha proposto di creare una zona di incontro per parlare con i gruppi armati. Era una proposta logica che il Governo ha accettato perché si trattava di una conversazione in condizioni di parità”.

Quanto alla sorte di coloro che continuano ad essere nelle mani delle FARC, secondo l’ambasciatore “è impossibile ripetere un’operazione come questa”.

“Il Governo sta cercando un altro sistema. L’Esercito non può abbassare la guardia, deve lavorare per liberarli, per arrivare a un accordo. La comunità deve continuare a insistere sul fatto che le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (FARC) abbandonino le armi e il narcotraffico. Dobbiamo cercare un accordo tra tutti”.

Nonostante tutto ciò che ha subito il Paese, il diplomatico è ottimista sul futuro della Colombia, “un Paese così grande, ricco, con un popolo così buono che deve riconquistare la speranza. E’ un popolo che ha dei valori che ha messo da parte, ma che deve recuperare”.

“La fede cattolica è uno di questi”, ha concluso. “Credo che continuerà a essere una forza per l’America Latina”.

[Traduzione dallo spagnolo e adattamento di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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