di Antonio Gaspari
ROMA, martedì, 8 luglio 2008 (ZENIT.org).- Molti parlano dell’aborto come espressione dell’emancipazione feminile, indicandolo tra i frutti del progresso, ma in Polonia l’aborto legale è stato imposto prima dai nazisti e poi dalla dittatura comunista.
In una intervista a ZENIT l’ingegner Antoni Zieba, Segretario del World Prayer for Life e Vicepresidente della Polish Federation of Pro Life Movements, si chiede perchè L’ONU e la Unione Europea fanno pressione sulla Polonia per liberalizzare l’aborto, quando è il paese con il minor numero di interruzioni volontarie di gravidanza.
Pur avendo una legislazione in materia simile a quella della Spagna, la Polonia ha infatti un numero bassissimo di aborti. In Spagna nel 2006 ci sono stati 98.500 aborti, cioè 270 al giorno, mentre in Polonia nello stesso anno ci sono stati 360 aborti, meno di uno al giorno.
Qual è il segreto di questi risultati? La legge viene applicata più rigorosamente oppure è più forte la cultura della vita?
Zieba: Non conosco esattamente la situazione in Spagna. Quello che posso dire è che la società polacca è a favore della vita. Abbiamo raggiunto questo obiettivo grazie a diversi decenni di preghiere ed opere di apostolato, svolte anche durante la dominazione comunista. All’interno delle strutture della Chiesa cattolica abbiamo svolto un'intensa attività in difesa delle vita dei non nati.
Questa azione apostolica si è intensificata grazie alle attività di vari movimenti ed organizzazioni di laici che si sono formate dopo il declino del Comunismo in Polonia, avvenuto nel 1989. Con la fine della censura abbiamo potuto distribuire materiale educativo in merito alla vita dei bambini e delle bambine fin dal concepimento. Abbiamo spiegato come ridurre i danni della sindrome post-aborto, ed abbiamo fatto conoscere la vera storia della legalizzazione dell’aborto in Europa e in Polonia.
I primi a legalizzare l’aborto nel nostro Paese sono stati i nazisti nel marzo del 1943. Volevano cancellare i polacchi con l’aborto. Poi sono arrivati i comunisti, e con la promulgazione delle legge sull’aborto il 27 aprile del 1956, è iniziata la loro dittatura.
Per numerosi polacchi, particolarmente per i giovani, questi fatti dovrebbero suscitare una riflessione e un riconoscimento che l’aborto è stato legalizzato, imposto e praticato in Polonia dai suoi nemici: i nazisti ed i comunisti.
In questo contesto i libri, i depliant, i volantini, sull’aborto, distribuiti in chiesa, nelle scuole, nelle strade, hanno avuto un profondo impatto nella società polacca. A questo proposito gli insegnamenti di Giovanni Paolo II circa la protezione della vita umana dal concepimento alla morte naturale, sono stati inestimabili e decisivi per la situazione in Polonia.
Come ha risposto la soceità civile a questa campagna di sensibilizzazione?
Zieba: Nella Costituzione Polacca l’articolo 38 recita: “La repubblica di Polonia assicura la protezione legale della vita di ogni essere umano”. Alcuni parlamentari polacchi hanno presentato una petizione in cui hanno chiesto che venisse aggiunto ”dal concepimento alla morte naturale”.
Purtroppo la Camera bassa del Parlamento ha respinto la richiesta, ma secondo i sondaggi fatti dal PGB Polka Grupa Badawcza (il miglior centro di ricerca sui sondaggi), il 52 % dei polacchi è a favore di questo tipo di rafforzamento della difesa della vita nella Costituzione, mentre il 35% è contrario. Più di 506.000 persone hanno firmato la petizione, mentre meno di 2.000 hanno espresso la loro disapprovazione.
Lei è Segretario del World Prayer for Life. Che lavoro svolge questa associazione pro-life?
Zieba: Parlando della protezione della vita, bisogna menzionare il grande e decisivo ruolo svolto dalle preghiere. In Polonia si è sviluppato un movimento di massa orante e dedito all’adozione spirituale dei bambini non nati. Una vera e propria crociata per le protezione dei concepiti. Queste preghiere hanno cambiato il cuore e la mente dei nostri concittadini ed hanno rafforzato il rispetto per la vita.
Il World Prayer for Life assume l’adozione spirituale dei bambini concepiti. Il movimento ha avuto origine nel 1980, quando ancora eravamo sotto la dominazione comunista. L’idea della preghiera per i non nati è stata direttamente ispirata dal Servo di Dio il Pontefice Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio in Polonia il 7 giugno 1979.
Nel santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska, il Santo Padre fece un importante discorso in cui chiese preghiere per i bambini non nati, spiegando che l’uomo non vive di solo pane, e che deve essere sempre presente un gruppo di persone che prega il Signore.
Quante sono le associazioni pro-vita polacche? Come sono ccordinate? In che rapporto sono con la Chiesa cattolica? Quali funzioni di assistenza svolgono?
Zieba: In Polonia ci sono circa 160 tra organizzazioni, fondazioni e gruppi informali, a favore della vita nascente e attivi nella protezione di mamme e bambini. La Federazione Polacca dei Movimenti pro vita è guidata dal dottor Paweł Wosicki e raccoglie crica 130 organizzazioni e gruppi (www.prolife.com.pl/federacja).
La cooperazione tra la Federazione e la Chiesa Cattolica è splendida. Gli incontri tra dirigenti laici, Vescovi e sacerdoti è frequente. Attualmente la Federazione non ha rapporti con le altre Chiese non cattoliche.
Nella recente riunione dei Movimenti per la Vita Europei svoltasi a Roma lei ha proposto di celebrare una giornata per la vita a carattere mondiale, esattamente il 25 marzo. Dedicandola alla preghiera per la vita. Può spiegarci meglio il senso e la finalità della sua proposta?
Zieba: La preghiera è la pietra angolare delle buone azioni. Nella sua enciclica Evangelium Vitae, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha scritto che “è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero”. Questa preghiera deve essere svolta tutto l’anno ma sono convinto che il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, del concepimento di Gesù nel corpo di Maria, dovrebbe diventare la giornata mondiale per la preghiera in difesa della vita.
La giornata della vita si svolge in diversi paesi, in differenti date. Propongo di fare del 25 marzo la giornata mondiale in protezione della vita. Senza rinunciare alla giornata della vita nazionale.
Questo giorno dell’anno in cui in tutto il mondo prega, riflette e svolge apostolati per l’incondizionata protezione della vita di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale, può rappresentare un giorno di unità per tutti i militanti pro-life e per gli uomini e le donne di buona volontà.
Tra i tanti movimenti per la vita è stata sollevata anche la proposta di chiedere a tutti i Paesi e alle istituzioni internazionali di avere almeno un giorno senza aborti e cioè il 25 marzo. Qual è il suo parere in proposito?
Zieba: Questa è una grande idea. Noi sosterremo questa proposta e raccoglieremo le firme in una petizione da sottoporre alla autorità polacche richiedendo il sostegno a questa proposta quando verrà sottoposta alle Nazioni Unite.
Raccogliere firme è una buona occasione per ricordare a ognuno che i bambini non ancora nati sono esseri umani protetti dalla Dichiarazione Universale dei Ditti dell’Uomo che all’articolo 3 afferma che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”.
Mentre in Europa c’è un aborto ogni 27 secondi ed un divorzio ogni trenta, in Polonia aborti e divorzi sono al minimo. Eppure una certa cultura relativista, molto influente nelle istituzioni europee sta esercitando pressioni sul vostro Paese perché promuova legislazioni radical-socialiste. Cosa può dirci in proposito?
Zieba: La Polonia è il primo Paese del mondo che democraticamente ha respinto una legge che autorizzava l’aborto e ne ha introdotto una che protegge la vita umana fin dal concepimento. Eppure varie organizzazioni come le Nazioni Unite o l’Unione Europea stano facendo pressioni alla Polonia perchè cambi la propria legge sull’aborto.
Queste pressioni stanno suscitando obiezioni e disappunto da parte della popolazione, che nelle classi più anziane, ricorda come la prima legge a favore dell’aborto fu imposta dai nazisti nel 1943, e la seconda legge sull’aborto fu promulgata dalla dittatura comunista il 27 aprile 1956.
Come si può chiedere alla Polonia di restaurare una legge favorevole all’aborto, imposta dalle due peggiori dittature del ventesimo secolo? Tale richiesta diventa ancora più inaccettabile se si pensa che in 15 anni di applicazione della legge a favore della vita ha generato ottimi risultati. Il numero degli aborti si mantiene ad un livello molto basso, 360 nel 2006.
Mentre negli anni Novanta il numero di aborti registrati era di 100.000 l’anno, durante gli anni della dittatura comunista si stima che il numero totale fosse di più di 600.000 l’anno.
La salute delle donne incinte sta continuamente migliorando, con una diminuzione costante delle morti correlate al parto. La mortalità infantile e il numero di aborti spontanei è in costante diminuzione.
Perchè dovremmo cambiare una legge che funziona così bene?