Cardinale Lehmann: “un passo positivo”, il Motu Proprio sulla Messa in latino

Il commento del Presidente della Conferenza episcopale tedesca

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Di Mirko Testa

MONACO, lunedì, 9 luglio 2007 (ZENIT.org).- Il Cardinale Karl Lehmann, Presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha detto che la pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum, che disciplina l’uso liturgico del Messale Romano del 1962, rappresenta una tappa importante per la Chiesa.

Durante una conferenza stampa tenuta a Monaco di Baviera il 7 luglio, il porporato si è detto “assolutamente convinto che si tratti di un passo positivo per tutti coloro che amano questo tipo di Messa e che non vogliono essere accantonati in un angolo come se appartenessero ad una setta e come se facessero qualcosa di anormale”.

“Non è giusto mettere in negativo un tipo di Messa che nella Chiesa è stata utilizzata per secoli. Chi ha cercato di farlo e parla di rottura in questo senso, in realtà non ha capito nulla”, ha aggiunto, secondo un comunicato diffuso dall’episcopato cattolico.

Il documento papale che non disconosce il Concilio Vaticano II né pone in dubbio la riforma liturgica del 1970, amplia ulteriormente la possibilità di celebrare la Santa Messa in latino e di amministrare i Sacramenti secondo il rituale antico contemplato nel Messale Romano edito dal Beato Giovanni XXIII nel 1962.

Nell’esporre il punto di vista della Chiesa in Germania circa il Motu proprio di Benedetto XVI, il Cardinale ha detto che “non esiste una rottura, come certi dicono. Non esiste un fosso tra ‘l’ante-conciliare’ ed il ‘post-conciliare’. Esiste invece una continuità nell’evoluzione di cui però spesso non è dato conto”.

“Credo che questo tipo di Messa sia sempre stata parte della Chiesa, e quindi fa parte anche della mia vita – ha sottolineato . E’ vero anche che da giovane sacerdote in essa ho costruito la mia devozione per l’Eucaristia. Non l’ho mai percepita come un qualcosa di estraneo”.

“Devo però anche dire che nei miei quasi 25 anni da Vescovo ho sempre potuto constatare come, al di là di alcuni abusi, la riforma liturgica si possa considerare un’opera riuscita. C’è anche molto rispetto, le comunità l’hanno accettata di buon grado”, ha commentato.

In Germania, ha continuato il porporato, come in altre diocesi del mondo, diversi gruppi hanno fatto da tempo richiesta di poter celebrare la Messa in Latino secondo l’antica forma liturgica.

“Le cifre – senza volerci giocare o addirittura fare politica – le cifre dei cristiani, dei cattolici, che si sentono vicini alle forme tradizionali non sono poi cosi alte – ha continuato – . Ovviamente, ci sono anche persone che vi aderiscono per varie e diverse ragioni”.

“Se poi teniamo conto del fatto che nell’ultimo anno abbiamo offerto possibilità di celebrare la Messa tradizionale, forse non in modo adeguato ma pur sempre sufficiente, penso che l’atmosfera non dovrebbe essere poi troppo agitata”, ha osservato.

“Spero che da entrambe le parti si riesca ad orientare le ‘teste calde’ verso una posizione più moderata”, ha detto.

“Questo, comunque – ha concluso –, è ciò che vuole il Papa”, che nella lettera di presentazione al Motu Proprio, indirizzata a tutti i Vescovi del mondo, ha parlato del suo desiderio di giungere a una “riconciliazione interna nel seno della Chiesa”.

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ZENIT Staff

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