Brasile: I mezzi di comunicazione e i casi di pedofilia attribuiti a sacerdoti

Riflessioni di un vicario dell’Arcidiocesi di Rio de Janeiro

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RIO DE JANEIRO, martedì, 20 dicembre 2005 (ZENIT.org).- A causa delle notizie apparse sui mezzi di comunicazione del Brasile che si sono fatti eco di un’informazione diffusa dalla rivista “ISTO È”, per la quale 1.700 sacerdoti del Paese sarebbero coinvolti in abusi sessuali, il vicario episcopale della Vicaria Ovest di Rio de Janeiro, José Roberto da Silva, ha reso pubblico un messaggio in cui smaschera le informazioni errate riportate dal servizio.

Il presule spiega che in Brasile sono rari i casi di pedofilia e che i Vescovi sono attenti al problema, avendo predisposto da tempo i mezzi per “purificare le fila del clero”.

Il vicario episcopale da Silva inizia il suo messaggio indicando che oggi “quanto più raro o esotico è un fatto, più notorietà merita da parte dell’opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione”.

“Ciò che è assurdo ha una forza direttamente proporzionale al suo grado di eccentricità”, catalizzando in questo modo “l’interesse delle persone”, ha aggiunto.

“Proprio perché si verificano in rarissime occasioni – ha indicato il vicario –, i casi di pedofilia tra il clero attirano tanto l’attenzione da parte dell’opinione pubblica. Se fossero quotidiani o in numero elevato non avrebbero alcun impatto, come succede con la violenza quotidiana nelle grandi città del nostro Paese”.

“Le persone semplicemente si abituano e fabbricano schemi che forniscono loro, almeno in apparenza, un minimo di sicurezza. Analogamente, se i casi di pedofilia fossero tanto numerosi, i genitori degli adolescenti, che frequentano le chiese a milioni, avrebbero preso le misure di protezione adeguate, e nelle chiese non rimarrebbero che le mosche”.

“Sicuramente la Chiesa deve affrontare la realtà per la quale ci sono sacerdoti che praticano questo tipo di violenza, anche se statisticamente si tratta di un numero estremamente esiguo”, riconosce da Silva.

Il vicario brasiliano ha citato un articolo della rivista statunitense “Crisis Magazine” sui famosi scandali di pedofilia tra il clero della diocesi di Boston. La stampa, afferma l’articolo, ha accusato più di 80 sacerdoti, mentre sono stati provati solo quattro casi.

“E’ chiaro che anche se si trattasse di un caso solo sarebbe troppo – ha affermato il vicario –. La Chiesa non può in alcun modo coprire atteggiamenti tanto deplorevoli. Non c’è corporativismo! I colpevoli, il cui delitto sia stato provato, devono essere allontanati dalle fila del clero e devono rispondere davanti alla società, attraverso la giustizia comune, per i loro atti riprovevoli”.

Il firmatario del messaggio, tuttavia, afferma che “ciò che ci dimostra il caso di Boston è che sembra esserci una predisposizione a giudicare sommariamente e a condannare il clero più per l’apparenza che per la realtà concreta”.

“Non è accettabile che, a partire da casi isolati di pedofilia, una società generalizzi il comportamento del clero, ritenendo anche, erroneamente, il celibato sacerdotale una presunta causa per i comportamenti pervertiti”.

“Alcuni settori della società – ha aggiunto –, che esaltano il sesso come valore supremo, sospettano che ci sia una totale mancanza di rispetto della regola del celibato, per cui tendono ad attribuire ai sacerdoti ogni tipo di deviazione di natura sessuale, inclusa la pedofilia”.

“Contro la pedofilia, la soluzione non è l’abolizione del celibato – ha osservato –, perché se questa ipotesi fosse vera non ci sarebbero abusi contro bambini e adolescenti praticati da uomini, e in casi più rari da donne, non celibi”.

Il vicario ha citato dati statistici che dimostrano come la gran parte dei crimini di questo tipo “avvenga proprio nell’ambiente familiare, o negli ambienti più vicini alla vittima. Non tutti gli episodi di questo genere sono noti. Si comprende che le grandi costrizioni per le quali passa il minore, minacce ed altre cause, nascondono un numero molto maggiore di questi casi rispetto a quelli stimati”.

“E’ ovvio – ha affermato padre da Silva – che la pedofilia non dipende dalla scelta di vita. Si tratta di una deviazione della sessualità che interessa l’essere umano in qualunque circostanza della sua esistenza. Purtroppo, oggi la società deve far fronte ad un grande aumento di questo crimine, fino al punto che si è vista costretta a predisporre leggi che puniscano le nuove forme della sua pratica, soprattutto attraverso il turismo sessuale e la pedofilia via Internet”.

“Con queste considerazioni non si desidera sviare l’attenzione dalle anomalie avvenute tra il clero – prosegue il documento –. Si tratta piuttosto di un’allerta contro le semplificazioni e le ingerenze in temi sui quali non si posseggono le conoscenze adeguate, ignorando le loro radici più profonde”.

“I sacerdoti seri, ovvero la quasi totalità del clero, hanno compiuto una scelta che cercano di rispettare con un impegno sacro”.

“Proprio per questa scelta, che li rende liberi”, sottolinea il vicario brasiliano, “sono disinteressati e disponibili a servire in qualsiasi situazione e luogo in cui la Chiesa abbia bisogno. Compiono un grande lavoro, molte volte eroico, che per la sua ‘normalità’ non merita l’attenzione dei media, né è oggetto di commenti nella società”.

Il messaggio si conclude indicando che “il magistero della Chiesa, consapevole delle sue responsabilità e del fatto che eventuali errori, che provocano deviazioni del comportamento, possono compromettere seriamente l’immagine della Chiesa e, conseguentemente, la sua azione evangelizzatrice, ha pubblicato recentemente un documento in cui affronta, tra le altre cose, la questione della pedofilia tra il clero”.

“Il testo presenta, oltre ad una riflessione sul tema, misure energiche per combattere questo male. Ciò dimostra che, nonostante siano casi rari, la Chiesa non pecca di omissione; al contrario, è attenta al problema e ha disposto i mezzi per purificare le sue fila, per poter continuare a svolgere l’opera del Signore”.

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ZENIT Staff

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