LAHORE, martedì, 24 maggio 2005 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Lahore (Pakistan), monsignor Lawrence John Saldanha, ha manifestato il suo apprezzamento per il decreto dei leader religiosi musulmani del Paese, che condannano le azioni dei terroristi suicidi.

“Anche noi come cattolici siamo contrari a questi attacchi di violenze – ha affermato il prelato –. La vita è un dono sacro e non possiamo toglierla a nostro piacimento perché Dio ce lo vieta”.

“Questi tipi di decreti dovrebbero essere emessi per tutti i Paesi”, ha suggerito, secondo quanto raccolto da “Asia News”.

Martedì scorso, 58 religiosi musulmani di varie scuole di pensiero hanno emesso una “fatwa” (editto religioso) in base alla quale i terroristi suicidi contravvengono agli insegnamenti islamici e non sono previsti come strumenti per la “jihad” (la guerra santa).

I religiosi hanno specificato che il decreto si riferisce solo alla situazione pakistana per chiarire l’erronea idea in base alla quale le organizzazioni religiose farebbero il “lavaggio del cervello” ai “kamikaze” promettendo loro che andranno in paradiso.

“Questa propaganda – hanno detto – dà una cattiva immagine dell’Islam e con il decreto vogliamo evitare che gente innocente diventi strumento nelle mani dei nemici dell’islam”.

Come ha riferito il mufti Muneebur Rehman, presidente del “Tanzeemul Madaris” del Pakistan – un organo rappresentativo di seminari religiosi di varie scuole di pensiero –, “chiunque partecipi ad un attacco suicida pensando di avere la benedizione di Dio non può ritenersi musulmano”.

Il decreto aggiunge che uccidere un innocente è punibile con la morte.

“Papa Giovanni Palo II ha promosso la civilizzazione della vita e dell’amore – ha ricordato monsignor Saldanha – e noi dobbiamo fare lo stesso; il suicidio è la civilizzazione della morte”.

Il prelato ha anche sottolineato l’opposizione della Chiesa nei confronti di altre forme di assassinio, come l’aborto e l’eutanasia.

Muneebur Rehman ha poi ricordato che l’islam condanna la collocazione di bombe, l’attacco alle moschee o ad altri luoghi di culto e in luoghi pubblici. “Uccidere un essere umano è estraneo all’islam”, ha dichiarato, assicurando che nessuna istituzione religiosa che si dica musulmana può impartire insegnamenti di questo tipo.

Secondo alcuni dati dell’agenzia del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), dal 1980 in Pakistan sono morte 4.000 persone negli scontri tra sciiti e sunniti. L’anno scorso si sono registrati 160 morti.

Il 75% dei 155 milioni di abitanti del Pakistan è costituito da musulmani sunniti, il 20% da sciiti. I cristiani rappresentano il 2,5%; i cattolici sono circa 1,2 milioni.