Cellule staminali: la cura che viene da dentro

Parla il noto scienziato italiano Angelo Vescovi

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ROMA, giovedì, 5 maggio 2005 (ZENIT.org).- Angelo Vescovi, uno scienziato italiano di fama internazionale che ha contribuito a scoprire le cellule staminali presenti nel cervello, afferma l’inutilità di creare embrioni per fini di ricerca o a scopo terapeutico e si dice fiducioso circa l’attuale applicazione medica delle staminali adulte.

Questo in sostanza l’intervento tenuto da Vescovi Il 28 aprile scorso nel presentare, all’interno della Sala delle colonne della Camera dei Deputati, il libro da lui recentemente pubblicato “La cura che viene da dentro” (Mondatori, 102 pagine, 14 Euro).

Vescovi, attualmente Condirettore dell’Istituto di Ricerca sulle Cellule Staminali all’Istituto S. Raffaele di Milano, e consulente della Commissione Britannica per le Cellule Staminali, alla Camera dei Lords (Inghilterra) e della Pontificia Accademia per la Vita, è stato supervisore del progetto del Ministero della Sanità italiana per la creazione di una banca di cellule staminali celebrali umane, così come Vicedirettore della “Neurospheres Ltd”, dell’Università di Calgary (Canada).

La stamina, ha rivelato all’inizio Vescovi, è come il filo della vita che le Parche, le tre divinità romane simboleggianti il Fato, secondo la tradizione classica, svolgono dal fuso, filano, e tagliano ogni qual volta un persona muore.

In effetti ha continuato Vescovi, le staminali sono le cellule della vita.

“Da staminalista non vedo alcun motivo per creare embrioni da ricerca e nemmeno da terapia – ha messo in guardia –. Soprattutto trovo scorretti coloro che si ammantano di autorevolezza scientifica, si abbottonano il camice bianco, salgono in cattedra …. E dicono il falso, dicono che non esistono alternative alle staminali embrionali”.

“Alcuni di questi sostengono che l’unica sorgente continua e abbondante di cellule per il trapianto sono le staminali derivate dagli embrioni umani”, ebbene, “ non è così”.

In particolare Vescovi nel collaborare ad uno studio condotto dagli scienziati dell’Unità di Neuroimmunologia dell’Ospedale S. Raffaele, guidati da Gianvito Martino, i cui risultati sono stati pubblicato sulla rivista “Nature” del 17 aprile 2003, aveva già dimostrato l’efficacia di cellule staminali alternative a quelle embrionali.

Infatti i risultati scientifici testimoniavano che le cellule staminali cerebrali iniettate nel circolo sanguigno dei topi con la forma sperimentale di sclerosi multipla, possono accedere al sistema nervoso centrale e riparare la mielina danneggiata nelle aree infiammate, aprendo così nuove e promettenti strade per lo sviluppo di terapie neuroprotettive per il trattamento di questa malattia.

Nel corso della presentazione del volume, Vescovi ha spiegato che terapie come quelle per i tumori del sangue, per il trapianto di pelle nelle grandi ustioni, di cornea e di osso di cartilagine, già impiegate nella pratica clinica, come cure salvavita, o in fase di sperimentazione avanzata, “usano proprio staminali adulte, la cui proliferazione in vitro o dopo il trapianto è notevolissima”.

Lo scienziato che si dichiara agnostico, anche se afferma di seguire ogni domenica sua moglie in chiesa insieme alle figlie, ha detto che, di fronte al dibattito sulle cellule staminali, non ha sopportato le numerose falsità sbandierate dalla disinformazione.

“Ho passato buona parte della mia vita a fare il ricercatore, e non riesco a sopportare la falsità, la disinformazione, anche una certa forma di ignoranza non genuina che intende presentare una tesi preconcetta che si basa su un’ideologia”.

“Sono agnostico e ciò nondimeno è scritto nei miei geni come nei vostri” il dovere di “rispettare la vita, soprattutto la vita umana”, ha spiegato.

“Non riesco a concepire l’idea che per salvare una vita se ne debba costruire una a bella posta per poi distruggerla”, ha ribadito lo scienziato.

Vescovi ha quindi criticato il documento del Comitato “Ricerca e Salute” che invita a votare “sì” ai quesiti referendari del 12 e 13 giugno circa la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, dicendo che “presentano in maniera distorta solo una parte del problema”.

Il ricercatore ha quindi spiegato che “la contrapposizione tra cellule embrionali e adulte si basa su un errore di fondo che è macroscopico, per qualsiasi ricercatore. Il fatto è che si considera che l’unica terapia possa nascere solo dalla manipolazione e trapianto delle cellule staminali come se non esistesse nient’altro”.

“Ma queste tecniche coprono al massimo il 30-40 per cento del problema, il rimanente 60 per cento si basa su tecniche non invasive e costituite da cellule staminali adulte”.

Vescovi ha poi spostato il discorso sulla questione dell’inizio della vita: “La cellula fecondata nel momento in cui i gameti si sono fusi, quello è il primo momento in 16 miliardi di anni di vita dell’universo in cui nasce la prima entità biologica che contiene il patrimonio genetico dell’essere umano”.

Lo scienziato ha in seguito rilevato che definire l’embrione “come un grumo di cellule”, come ha fatto la rivista scientifica internazionale Nature, significa fare appello ad un “progresso basato su un pensiero anti-scientifico e anti-razionale”, che alla fine diventa “oscurantista”.

“Oggi assistiamo a degli esempi di opposizione antiscientifica impressionanti”, ha rilevato l’autore del libro. “Non ci sono assolutamente problemi a creare la vita umana e distruggerla. La vita umana si può costruire, manipolare, distruggere, clonare, selezionare geneticamente, però ci sono problemi enormi a sacrificare il topo utilizzato per esperimenti medici”.

Alla domanda di ZENIT su che cosa farà nei giorni del referendum, Vescovi ha risposto: “Non andrò a votare perché spero che i referendum falliscano”.

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ZENIT Staff

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