ROMA, domenica, 16 gennaio 2005 (ZENIT.org).- “Un Cristiano profondo e profondamente radicato nella Chiesa”, così il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha definito Emmanuel Mounier durante il Convegno internazionale a lui dedicato presso la Pontificia Università Salesiana di Roma.
“Di fronte a una società che crolla – ha detto il porporato ripercorrendo l’itinerario del padre del personalismo – l’urgenza è quella di ritrovare lo spirituale contro lo spiritualismo, la tradizione contro il tradizionalismo, la fede contro il fideismo, la morale contro il moralismo. In breve, l’ordine vero contro il disordine stabilito”.
Al Convegno internazionale “Persona e umanesimo relazionale, eredità e sfide di Mounier” hanno partecipato oltre 550 persone, provenienti da un centinaio di Paesi.
Al termine del Congresso, i partecipanti hanno redatto una proposta per chiedere l’introduzione della causa di beatificazione di Emmanuel Mounier.
“Siamo convinti che un eventuale riconoscimento della eroicità delle virtù di Mounier da parte della Chiesa, nei tempi di Dio, sarà quanto mai stimolo prezioso all’esercizio di una santità laicale alla luce del messaggio dell’incarnazione e resurrezione del Signore”, hanno affermato i partecipanti, in maggioranza filosofi.
I congressisti hanno scritto anche un messaggio a Giovanni Paolo II in cui riconoscono che con questo convegno “abbiamo avuto il dono di scavare nella personalità multilaterale di questo filosofo e profeta del nostro tempo”.
Emmanuel Mounier (1905-1950), professore di filosofia, ha fondato nel 1932 la rivista Esprit, con la quale ha riunito gli intellettuali cristiani più brillanti della sua epoca.
La filosofia di Mounier si basa totalmente sulla grandezza e sul rispetto della persona umana, motivo per il quale le è stato dato il nome di “personalismo”. Secondo lui non può esserci coscienza cristiana senza impegno nella “lotta” delle idee e delle sfide che interessano le persone e la società.
La rivista Esprit fu proibita in Francia dal Governo di Vichy (durante l’occupazione nazista nel corso della seconda guerra mondiale) e Mounier fu fatto prigioniero. Dopo la guerra, la rivista riprese la sua pubblicazione ed estese la sua influenza. Mounier morì prematuramente all’età di 45 anni.