“Cristo unico fondamento della Chiesa”, e “programma di vita per ciascun cristiano”

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 14 gennaio 2005 (ZENIT.org).- Si svolgerà in Italia, dal 18 al 25 gennaio 2005 la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani il cui tema quest’anno è “Cristo, unico fondamento della chiesa” (1 Cor 3, 1-23).

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In un testo pubblicato a presentazione dell’evento e firmato da monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Segretariato della Conferenza Episcopale Italiana per l’Ecumenismo e il Dialogo, l’arciprete Traina Valdman, del Vicariato Ortodosso Romeno d’Italia e dal professor Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, si spiega che il tema “Cristo, unico fondamento della chiesa” “focalizza l’identità e costituisce un programma di vita per ciascun cristiano”.

Il tema così proposto, per i tre rappresentanti delle chiese cristiane “offre l’opportunità di riflettere sui modi in cui Cristo viene percepito come fondamento della Sua Chiesa”.

Facendo riferimento alla situazione odierna, si suggerisce che “sarebbe forse opportuno che le chiese al loro interno, ed ogni cristiano nella propria comunità, meditassero su che cosa accade quando perdiamo di vista che Dio, e non noi deve essere considerato sempre al centro del nostro universo come creatore e datore dei doni”.

Prendendo come spunto la lettera ai Corinzi, i tre autori sottolineano che “la competizione fra rivali spesso conduce all’invidia e alla gelosia. Paolo esorta perciò i suoi discepoli a gareggiare nella carità”.

“Ciò richiede umiltà; riconoscere che Dio è il solo datore dei doni e l’unica condizione che ci impedisce di inorgoglire, di diventare narcisisti, di pensare solo a noi stessi. Ogni altro atteggiamento offusca il fondamento vero e unico Gesù Cristo”, si legge di seguito nel documento.

“Le chiese e tutti i cristiani sono chiamati ad imitare Cristo in tutto ad entrare nel piano di Cristo e seguire i suoi passi, a vivere in obbedienza perfetta alla volontà di Dio e perciò ad essere uniti con il Padre”.

Dopo essersi domandati in quale misura “abbiamo testimoniato insieme la nostra comune fede nell’affermazione che siamo il popolo di Dio?”, i tre autori sottolineano che san Paolo “ci sfida ad imparare ad essere gli ‘stolti’ che rifiutano ‘la saggezza umana’ per accogliere la saggezza di Dio”.

“Vivere secondo la sapienza di Dio significa accettare ciò che le chiese hanno in comune cioè il Signore, Gesù Cristo, il Pantocratore che unisce in sé tutti i battezzati”, continuano poi.

La presentazione si conclude con l’affermazione che “per amore del Vangelo i cristiani devono imparare la ‘follia’. Rifiutando continuamente il peccato della divisione e testimoniando il peccato della divisione e testimoniando la loro appartenenza a Cristo, unico fondamento su cui poggia la Chiesa”.

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ZENIT Staff

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