di Antonio D’Angiò
ROMA, sabato, 31 marzo 2012 (ZENIT.org) - E’ stato spedito in queste settimane ai lettori e abbonati (e comunque disponibile sul sito www.aliano.it) il centotredicesimo numero de “La Voce dei Calanchi”, il periodico di promozione e informazione della Parrocchia di San Giacomo Maggiore di Aliano in provincia di Matera, il paese dove per otto mesi e mezzo a cavallo degli anni 1935 / 36 fu confinato Carlo Levi e dove, nel cimitero cittadino, sono conservate le sue spoglie.
Il direttore è Don Pietro Dilenge (mentre il direttore responsabile è il giornalista Emilio Salierno) e con questo numero, datato settembre 2011, la rivista ha compiuto i trentacinque anni di attività. Nell’editoriale, firmato dalla redazione, si ricordano le tappe principali di questo percorso sia dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica (dal ciclostile a mano sino alle attuali copertine a colori tipografiche) sia dal punto di vista dei contenuti, sempre con l’obiettivo di far “sentire la sua voce ai cittadini residenti e la vicinanza a quanti, per motivi di lavoro, sono stati costretti ad intraprendere la via dell’emigrazione”.
Aliano, con i suoi soli 1100 abitanti (come ci conferma la tabella con i flussi demografici posta in ultima pagina della rivista), si presenta comunque come punto di riferimento per la cultura italiana grazie al Parco Letterario dedicato all’intellettuale (medico, scrittore, pittore) e politico Carlo Levi; al premio letterario Carlo Levi, giunto quest'anno alla quindicesima edizione, la cui cerimonia di premiazione si svolgerà entro il mese di maggio; grazie a una serie d’iniziative a difesa del patrimonio ambientale dei Calanchi, quei solchi erosi dei terreni stretti, profondi, ramificati e privi di vegetazione, tipici di quella parte della Lucania e che si ritrovano nelle larghe pennellate dei quadri di Levi.
Questa connotazione di centro di conservazione e sviluppo del patrimonio culturale e ambientale che possiede Aliano, ma potremmo dire delle innumerevoli “Aliano” italiane, trova alcune rispondenze nella indagine effettuata dal Censis nel 2011n (il Centro studi che dal 1964 svolge attività di ricerca in campo socioeconomico) in occasione del centocinquantenario della Unità d'Italia e le cui riflessioni e i cui dati sono stati inseriti nel libro edito da Marsilio intitolato “I valori degli italiani – dall'individualismo alla riscoperta delle relazioni” presentato poche settimane addietro.
Ecco di seguito alcuni passaggi che riteniamo significativi, estratti dal capitolo dall'affascinante titolazione “il valore etico dell'estetica”, prima di dare qualche indicazione numerica:
“L'Italia, come miglior Paese al mondo in cui vivere e la riscoperta della tipicità, del valore simbolico, oltre che economico, del patrimonio artistico, culturale, paesaggistico dei luoghi in cui si vive, sono solo due indicatori di quella riscoperta dell'estetica che va assumendo anche un valore etico, oltre che simbolico, di formazione dell'identità e della coesione sociale della comunità”.
E ancora “ (...) non è scontata la consapevolezza che la bellezza e il bene si fortificano a vicenda, che la bellezza può portare al bene e che l'assenza di bene lancia anche un allarme estetico, e viene percepito dai cittadini come bruttezza. Di questo nesso tra estetica ed etica, tra bellezza e bene, vi sono stati esempi di minoranze attive, virtuose, capaci di tradurre in pratiche sociali (...)”.
Passiamo allora a fornire qualche indicazione sui numeri che determinano le considerazioni che ci consegna il Censis, in particolare sui valori che accomunano gli Italiani e sulla funzione della bellezza dei luoghi, sempre con evidenze per ripartizione geografica.
I Valori che accomunano gli italiani (dove nella rilevazione erano ammesse anche risposte multiple):
- Il senso della famiglia – 65,4% (il più alto al Sud e isole 75,2%)
- Il gusto per la qualità della vita – 25,0% (il più alto nel Nord-est 28,8%)
- La tradizione religiosa – 21,5% (i più alti con il 25,4% sia nel Sud e isole che nel Nord-est)
- L'amore per il bello – 20,1% (il più basso al Sud e isole con il 13,5%)
- La voglia di intraprendere – 19,9% (nel Nord-ovest il più alto con il 25,8%)
- I legami comunitari locali – 11,5% (il più basso al Sud e isole con l'8,3%).
Le opinioni, invece, sulla funzione delle bellezza dei luoghi, sono state rilevate ponendo agli italiani la domanda: è d'accordo sulla affermazione che “vivere in un posto bello, aiuta a diventare persone migliori”? Queste le risposte:
- Molto – 35,3% (il più basso al Sud e isole 30,4%)
- Abbastanza – 33,3% (il più basso al Centro 30,8%)
- Poco – 19,5% (il più alto nel Sud e isole con 21,7%)
- Per niente – 11,9% (il più basso nel Nord-ovest 9,4%)
Questi numeri e queste riflessioni del Censis trovano conforto e confronto nelle parole pronunciate da due architetti, durante il convegno su Carlo Levi tenutosi a Roma nel gennaio di quest’anno organizzato dalla “Società Dante Alighieri” e da “I Parchi Letterari” e il cui resoconto si ritrova su “La Voce dei Calanchi”.
Il primo, Ludovico Alessandri, quando afferma che: “quello che mi ha sempre colpito di Aliano è la sua autenticità. I Parchi Letterari hanno il compito fondamentale di conservare tale valore, rinnovando il paesaggio ma senza alterare le risorse del passato”. Il secondo, Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Roma, quando dice che: “dobbiamo farci promotori di una cultura diversa da quella considerata esclusivamente come merce. Come architetti sentiamo sulle spalle il peso di dover trasmettere ai nostri figli il grande patrimonio che ci hanno lasciato i nostri genitori”.
Architetti (o Archistar) che, non a caso, hanno non poche responsabilità nel contribuire a determinare il valore etico dell’estetica e nelle cui opere possiamo immediatamente percepire il senso più vero della domanda posta dal Censis: vivere in un posto bello, aiuta a diventare persone migliori?