Secondo il prof. Rosina, che è anche Direttore del laboratorio di statistica applicata alle decisioni economico aziendali, “i giovani adulti hanno sempre di più il desiderio e l’opportunità di costruire in modo creativo e strategico il loro percorso di vita”, anche se, complessità e insicurezza tendono a renderli particolarmente prudenti nel prendere decisioni definitive vincolanti e responsabilizzanti.

Il docente di demografia e statistica sociale ha sottolineato inoltre che “se le nuove generazioni non riescono a trovare lavoro e a formare una propria famiglia con figli, il problema non riguarda solo loro, è il paese stesso che mina strutturalmente le basi del proprio futuro”.  

Per fare un analisi, una riflessione, proporre politiche utili a conoscere e migliorare le condizioni delle nuove generazioni, il prof. Rosina ha riportato alcuni dati elaborati dall’Ipsos (http://www.ipsos.it) nel 2012 su un campione di 9000 persone, tra i 18 e i 29 anni. L’indagine è impostata in modo da poter seguire gli intervistati con osservazione a cadenza annuale per un periodo di cinque anni.

I primi dati mostrano come i ventenni italiani non sono affatto passivi e rassegnati, tutt’altro: sono consapevoli delle difficoltà ma non rinunciatari. Cresce infatti il desiderio di autonomia, ma, a causa anche della crisi economica, la conquista di indipendenza dai genitori è un po’ più complicata

Mentre negli altri paesi europei la maggioranza dei giovani a 25 anni risulta aver lasciato la casa paterna, in Italia tale data è sempre di più spostata verso i trenta anni. Ne consegue che la percentuale di coppie con figli tra i 30 e i 34 anni sia tra le più basse d’Europa.

Il motivo principale che impedisce ai giovani di lasciare la casa paterna è di carattere economico, ovvero la difficoltà a trovare un lavoro con reddito che permetta di pagare gli alti costi degli affitti. Tra coloro che hanno un lavoro, solo il 20% si ritiene soddisfatto.

Un giovane su due (50%) si adegua ad un salario più basso rispetto a quello che gli sembra adeguato. Il 47% è disponibile a svolgere attività che non considera pienamente coerenti con il proprio percorso di studi.

Il prof. Rosina ha rilevato che “le difficoltà per i giovani di entrare presto ed in maniera adeguata nel mondo del lavoro, hanno accentuato il ruolo di ammortizzatore sociale delle famiglie, per questo l’Italia è il paese con la più alta percentuale di giovani sotto i trenta anni che dipendono economicamente dai genitori”.  

Inoltre, mentre negli altri paesi una volta terminati gli studi superiori i giovani trovano un lavoro e mantengono un'autonomia, in Italia quasi due su tre degli intervistati si trova a fare marcia indietro tornando a vivere in famiglia. Questo incide profondamente sulla possibilità di sposarsi e costruire una famiglia.

In termini generali permane il desiderio di formare una famiglia con almeno due figli. Solo il 9% tra i maschi ed il 6% tra le donne ha dichiarato di non volere figli.

Per il prof. Alessandro Rosina questi dati mostrano che se i giovani fossero aiutati a realizzare i propri progetti di vita “non solo ci sarebbe un Paese che torna economicamente a crescere ma la stessa denatalità italiana verrebbe superata”.