Rappresentano da sempre, nell'immaginario dei mediorientali e non solo, l'arma attraverso il quale sono iniziate le Intifade, ossia le rivolte palestinesi contro il Governo israeliano. Si tratta delle pietre, che negli ultimi giorni sono tornate a volare incessantemente in Israele. Di qui la decisione, da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, di inasprire le sanzioni ai danni dei manifestanti che lanciano sassi e pietre contro polizia o civili.
L'annuncio è giunto al termine di un incontro di emergenza voluto dallo stesso Netanyahu, a cui hanno partecipato i principali ministri dell'Esecutivo e i responsabili della sicurezza. Al centro del dibattito, la morte di un cittadino israeliano avvenuta lo scorso 13 settembre a causa del lancio di pietre verso la propria automobile. D'ora in poi verranno comminate pesanti multe ai genitori che permetteranno ai figli di prendere parte a scontri e rivolte.
La situazione, intanto, sembra esser tornata alla calma dopo i disordini che hanno colpito, la Spianata delle Moschee. Il bilancio, dopo tre giorni di scontri, è di due giovani palestinesi arrestati e del ferimento di cinque poliziotti israeliani. Fonti della Mezzaluna Rossa palestinese riferiscono invece - come cita AsiaNews - di 26 giovani palestinesi feriti, nessuno dei quali in modo grave, in seguito alle violenze.
Non lasciano tuttavia rassicurati le dichiarazioni di Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas a Gaza, che ha definito ieri gli scontri alla Spianata delle Moschee una "dichiarazione di guerra da parte di Israele" a cui "gli arabi devono rispondere". Hanan Ashrawi, veterana dell’Olp, ha aggiunto: "Israele prepara la totale annessione della Spianata delle Moschee, ma gioca con il fuoco". Si registra ora apprensione, vista l'imminenza del capodanno ebraico e il previsto arrivo di molti turisti a Gerusalemme. Al-Aqsa, cioè la Spianata delle Moschee, è il terzo luogo sacro per importanza dell’Islam, ma è venerato anche dagli ebrei con il nome di Monte del Tempio.