In attesa del Meeting di Grottammare “Pellegrini nel Cyberspazio”, che si terrà nella città marchigiana dal 12 al 14 giugno 2014, continua la serie di interviste a personaggi di primo piano nel panorama dell’informazione religiosa. Oggi a parlare è don Antonio Sciortino, dal 1999 direttore di Famiglia Cristiana, una delle riviste religiose più diffuse in Italia.
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Don Antonio, qual è secondo lei il punto di forza della testata che ormai da tanti anni dirige? Cosa continua ad attrarre i lettori verso un settimanale così longevo?
I giornali durano nel tempo se hanno un’anima e un legame molto stretto con i propri lettori, che sono la principale ricchezza e risorsa. Da più di ottant’anni, i lettori sono cresciuti assieme a Famiglia Cristiana, ma anche la rivista è cresciuta con loro. Questo duplice legame è la nostra forza. I lettori si fidano di noi perché ci percepiscono dalla loro parte, a loro servizio. Ci reputano credibili e coerenti con i valori del Vangelo cui ci ispiriamo. E anche quando ci criticano, com’è giusto che facciano, non mettono mai in dubbio la nostra buona fede. Si fidano, sanno che non li potremmo mai ingannare.
Spesso all’interno dei giornali diocesani si anima un vivace dibattito tra chi vorrebbe un’informazione di tipo esclusivamente religioso e chi, invece, vorrebbe trattare solo di argomenti di attualità. La soluzione alla diatriba si potrebbe trovare nelle parole del Beato Giacomo Alberione che, a proposito della rivista che aveva fondato, disse: “Famiglia Cristiana non dovrà parlare di religione cristiana, ma di tutto cristianamente”. Quanto questo insegnamento è ancora valido oggi?
La dimensione religiosa è parte di un’esistenza più ampia. Guai a chiudersi in una nicchia o nei sacri recinti. Giustamente papa Francesco ci invita a “uscire” e andare per le vie del mondo, anche a costo di correre qualche rischio, piuttosto che ammalarsi di “autoreferenzialità”, la malattia di cui sono affetti molti media di ispirazione cristiana. “Parlare di tutto cristianamente” vuol dire saper leggere la realtà, anche quella più triste e disperata, alla luce del Vangelo, con un briciolo di speranza. Missione difficile, è come “passare tra goccia e goccia senza bagnarsi”, come diceva don Alberione parlando dell’apostolato paolino.
Nel nome della testata che dirige c’è la parola “famiglia”. In che modo oggi un giornale d’ispirazione cattolica dovrebbe proporre ai suoi lettori i temi legati alla famiglia?
Tutti oggi parlano di famiglia, spesso anche in modo astratto o ideale, pochi invece danno la parola alla famiglia, riconoscendole il ruolo di protagonista nella vita sociale ed ecclesiale. La famiglia è la chiave di lettura che ci permette di affrontare e inquadrare tutti i problemi che la riguardano, dalla scuola al lavoro, dalla disoccupazione giovanile al futuro del Paese.
Al tradizionale formato cartaceo si è affiancato quello on line. Quale sarà, secondo il suo punto di vista, il futuro dell’informazione religiosa? Queste due forme coesisteranno o la versione web prenderà il sopravvento?
Nessun mezzo di informazione ha mai soppiantato quelli precedenti. Li ha messi in crisi, ma li ha anche costretti a rinnovarsi e adeguarsi ai cambiamenti del tempo e della tecnica. Lo stesso sta avvenendo anche oggi con Internet, i new media e i social network. La carta stampata non morirà Il futuro è nell’integrazione, che valorizzi al meglio le potenzialità di ogni singolo mezzo. Avremo, quindi, un futuro multimediale e crossmediale.
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