ROMA, domenica, 15 luglio 2012 (ZENIT.org) - «Su dieci bambini concepiti con la fecondazione artificiale, solo uno arriva a nascere (12.506 bimbi nati su 113.019 embrioni formati)» commenta così l'annuale relazione sulla legge 40, Pino Morandini, vicepresidente del Movimento per la vita.

«Ma anche altri dati si commentano da soli: più che raddoppiato il numero dei concepiti congelati (da 7.337 a 16.280; l’anno prima furono appena 763!) più che triplicati i cicli che fanno uso dello scongelamento dei concepiti conservati in freezer (da 1019 a 3.758); aumento assai consistente degli embrioni crioconservati sul totale di quelli formati (dal 7,4% del 2009 al 14,4% del 2010). A tutto questo attivismo seguito alla sentenza della Corte Costituzionale che nel 2009 ha abolito il divieto di produrre più di tre embrioni per ciclo non è però seguito un corrispondente aumento di “bimbi in braccio” aumentati sì (da 10.212 a 12.506) ma non nella misura che i sostenitori di dette pratiche si aspettavano. Cioè la legge aveva ragione: anche da un punto di vista scientifico porre un limite al numero degli embrioni prodotti e trasferiti è più efficiente.

«E’ una tendenza negativa – con derive anche eugenetiche quando seleziona embrioni per scegliere il “più” dotato – alla quale è necessario porre rimedio. Una strada è già matura: le linee guida previste dalla legge che sono alla firma del ministro, dopo aver raccolto anche il parere del Consiglio superiore di Sanità. Firmarle significa dar corso ad una reale vigilanza sull’attività dei 357 centri di fecondazione operanti in Italia e rendere finalmente operativo il divieto di selezione di embrioni contemplato dalla legge ma a tutt’oggi ancora sulla carta.

«L’altro rimedio» conclude Morandini «è radicale e planetario. Esso però richiede per la sua messa in campo un sussulto di cuore ed uno sguardo davvero umano sulla vita. E’ la proposta formulata da tempo dal Movimento per la vita: la modifica dell’art. 1 C.C. perché sia riconosciuta la capacità giuridica fin dal concepimento. E’ l’ennesimo appello alla ragione, a partire dalle forze politiche, dalle quali dipende detta modifica».