di Antonio Gaspari


ROMA, giovedì, 26 marzo 2009 (ZENIT.org).- Mentre in Occidente i media e alcuni governi hanno criticato quanto detto dal Pontefice Benedetto XVI durante la sua visita in Angola e Camerun, molti africani si sono indignati del trattamento riservato al Papa, perché è stato lui l’unico ad offrire loro un cammino di speranza.

Per capire il perchè di questa differenza di vedute, ZENIT ha intervistato Jean Paul Kayihura, (rwandese), rappresentante del continente africano nel Consiglio di amministrazione della Ong World Family di Radio Maria, una emittente presente in 15 paesi africani.

Che cosa pensa del recente viaggio di Benedetto XVI in Africa?

Jean Paul Kayihura: E’ stata la visita di un padre ai suoi figli. Benedetto XVI ha manifestato un affetto paterno nei confronti degli africani inpoveriti dalle guerre e dalle conseguenze della povertà come le malattie. Ha incontrato la comunità cristiana nel suo insieme, dai Vescovi ai laici con una attenzione particolare per i giovani, le donne e i malati. In un momento in cui l’Occidente sembra impegnato in una campagna contro la persona, il Pontefice ha manifestato rispetto per gli africani e per la loro cultura.

Il Santo Padre si è mostrato compassionevole con gli africani ed ha incoraggiato le autorità politiche ed ecclesiali a lavorare insieme per conciliare il continente, trovare la pace e favorire lo sviluppo. L’Africa deve impegnarsi con coraggio nello sviluppo spirituale, umano e socio-politico. Il Pontefice ha portato agli africani un messaggio di speranza e questo segnerà la storia africana del terzo millennio.

In Europa e nelle istituzioni internazionali ha fatto molto scalpore la dichiarazione del Pontefice secondo cui l’aids “è una tragedia che non si può superare solo con i soldi” e “non si può sconfiggere con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumenterà i problemi”. Qual è il suo parere in proposito?

Jean Paul Kayihura : Le reazioni contro le dichiarazioni del Santo Padre hanno generato un sentimento di indignazione tra gli africani, perchè i mass media mondiali hanno focalizzato la loro attenzione sui preservativi e non sul messaggio papale e sul significato del suo viaggio in Africa.

Gli africani sono rimasti scandalizzati da come i giornali e i governi occidentali hanno attaccato il Papa.

Chi più del Pontefice intende aiutare gli africani? E poi il Papa non ha fatto nient’altro che riaffermare la posizione già conosciuta della Chiesa cattolica nella lotta contro l’AIDS. La campagna di propaganda per diffondere l’utilizzo dei preservativi in Africa va avanti da decine di anni, ed i rapporti stilati dall’ONU mostrano chiaramente che la diffusione dell’HIV non è affatto diminuita.

Nonostante questo evidente fallimento, c’è chi continua a sostenere che i profilattici possono salvare l’Africa dall’AIDS. Mentre è chiaro che i rapporti sessuali pre o extra coniugali costituiscono la via principale della diffusione dell’HIV. Così come è evidente che l’uso dei profilattici non limita la diffusione dell’HIV.

Lei ha svolto una ricerca e pubblicato una tesi presso l’Università Cattolica dell'Africa dell'Ovest, a Abidjan (Costa d’Avorio) sul tema “la promozione dei preservativi nella lotta contro l’AIDS”. Può illustracene il contenuto e i risultati?

Jean Paul Kayihura: Nel 2001 nel Liceo Sainte Marie a Abidjan, si svolgeva una campagna di lotta contro la diffsione dell’HIV. I promotori di questa campagna distribuivano un volantino e offrivano un pacchetto di preservativi. Mi chiesi quanta illusione c’era negli occhi di quei ragazzi che pensavano di fermare l’AIDS utilizzando i profilattici. Feci una ricerca dettagliata e realizzai che i profilattici sono un mero palliativo.

Tutte le campagne che ne hanno favorito la diffusione non hanno tenuto conto né hanno illustrato gli studi condotti sull’efficacia dei preservativi. Ho intervistato i ragazzi di Abidjan chiedendo loro cosa sapevano dei preservativi. Quasi tutti dicevano che li avrebbe protetti dall’AIDS, ma nessuno conosceva i limiti ed i rischi di contagio.

La propaganda mediatica li aveva convinti che con il preservativo non avrebbero corso nessun rischio. Inoltre le istruzioni connesse all’utilizzo dei profilattici erano nella maggior parte dei casi sconosciute.

I ragazzi hanno utilizzato il messaggio propagandistico di ‘sesso sicuro’ per convincere le ragazze ad avere più rapporti. A lungo termine i giovani si sono abituati a consumare sesso senza freni, anche con le prostitute.

Così la campagna per la promozione dei preservativi ha favorito la promiscuità sessuale, ha banalizzato i rapporti umani e ha favorito la diffusione dell’HIV. Come ha detto il Pontefice per una lotta efficace contro l’AIDS bisogna coltivare le virtù, sostenere la verginità e l’astinenza prima del matrimonio, praticare la fedeltà nei rapporti di coppia.

Non mi faccio illusioni, ma credo che la sopravvivenza della popolazione africana passerà necessariamente attraverso un cambiamento dei comportamenti in campo sessuale.

Di che cosa ha veramente bisogno l’Africa per uscire dal sottosviluppo?

Jean Paul Kayihura : L'Africa ha bisogno di leader politici che amano veramente la popolazione. E’ disdicevole che le regioni dove si trovano grandi risorse petrolifere o diamantifere, siano zone mortifere, dove regna la miseria. E’ urgente porre fine alle guerre interne per garantire alle popolazioni africane l’opportunità di creare le condizioni e pianificare lo sviluppo a corto e lungo termine.

Se la popolazione intera, e non solo singole etnie o regioni, beneficierà dei proventi del petrolio, dei diamanti, dell’oro, del cacao, del the, dei prodotti agricoli ecc. lo sviluppo non tarderà a realizzarsi. L’Africa ha bisogno di raggiungere rapidamente gli strumenti che hanno permesso all’Occidente di svilupparsi. Penso al rispetto dei diritti umani, all’educazione, alla sanità per tutti, al buon governo, all’industrializzazione, alla democrazia, alla lotta contro la corruzione, ecc.

Lo sviluppo africano dovrà tener conto della minaccia per l’economia e per le risorse umane rappresentato dalla diffusione dell’AIDS. Per questo la lotta contro l’AIDS dovrà svilupparsi insieme al superamento del sottosviluppo e all’educazione della donna in particolare. Lo sfruttamento sessuale è infatti espressione e conseguenza della estrema povertà dell’Africa.