Regna la diversità nello Zimbabwe: diversità di culture, di tribù, di colore della pelle. Diversità di credenze politiche e religiose, di distribuzione delle ricchezze. In questo scenario, solo la Chiesa è capace di ricucire le ferite interne al paese africano, con un forte impegno mirato all'unità e alla riconciliazione.

Così Papa Francesco nell'udienza di ieri ai vescovi dello Zimbabwe, ricevuti in Vaticano in occasione della “visita ad Limina”. Il Pontefice ha esordito lodando la Chiesa zimbabwiana da sempre al fianco del suo popolo, soprattutto nei momenti di maggiore tormento. Come in passato, nei periodi antecedenti e successivi alla indipendenza, e come nel momento attuale in cui il Paese attraversa una profonda crisi “spirituale e morale”. 

Tuttavia questo è il compito dei cristiani: trovarsi sempre "su ogni fronte del conflitto". In particolare i vescovi, ha sottolineato il Santo Padre, sono chiamati a “guidare ognuno con grande dolcezza verso l’unità e il risanamento”. Soprattutto davanti ad un variegato panorama caratterizzato da “un popolo di bianchi e neri, qualche ricco ma tanti poveri, di numerosi tribù”. I cristiani, ha aggiunto il Pontefice, “fanno parte di tutti i partiti politici e alcuni rivestono posizioni di autorità”. Tuttavia, ognuno di essi ha bisogno "di conversione e guarigione”.

Francesco ha citato poi l’Africae Munus di Benedetto XVI, ricordando che “la riconciliazione non è un atto isolato ma un lungo processo grazie al quale ciascuno si vede ristabilito nell’amore, un amore che guarisce attraverso l’azione della Parola di Dio”.

E' anche vero - ha ammesso - che, nello Zimbabwe, molte persone “hanno raggiunto il limite umano e non sanno a chi rivolgersi”. Nulla però è perduto, i presuli devono duplicare i loro sforzi e incoraggiare i fedeli, "nella convinzione che il Signore non mancherà di ascoltare il pianto dei poveri".

In ultimo, Papa Bergoglio ha rivolto un pensiero a sacerdoti, catechisti e laici: categorie - ha evidenziato - che necessitano "una buona formazione". Ha inoltre invitato a prestare maggiore attenzione alla preparazione dei giovani cattolici che desiderano il matrimonio cristiano, affinché - ha concluso - "possano attingere alla ricchezza degli insegnamenti morali del Chiesa sulla vita e l’amore”, in modo da trovare “la vera felicità nella libertà come madri e padri”.

(S.C.)