Dopo lo straordinario successo delle veglie delle scorse settimane, in cui oltre 600 persone sono scese in piazza a Genova, 300 a Cremona e 200 a Bergamo sotto la pioggia battente, le Sentinelle in Piedi tornano in piazza per dire no al ddl Scalfarotto e chiedere la tutela della libertà di espressione.

Presentato come necessario per fermare atti di violenza nei confronti di persone con tendenze omosessuali, il testo sull’omofobia, già approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato, è invece incostituzionale in quanto non specifica cosa si intenda per omofobia e dunque potrebbe essere denunciato, e rischiare fino a un anno e mezzo di carcere, chiunque si dica contrario alle adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso o sostenga che la famiglia sia fondata sull’unione tra un uomo e una donna.  

Dopo aver portato negli ultimi cinque mesi del 2013 migliaia di persone nelle piazze del Nord Italia, le Sentinelle in Piedi si danno appuntamento domani:

- a Como alle 16.00 in Piazza Duomo

- a Trento alle 18.00 in Piazza Cesare Battisti

“Ritti, con un libro in mano simbolo di formazione continua, le Sentinelle scendono in piazza in un modo del tutto nuovo, in silenzio, vigilano sulla realtà, su chi legifera e chiedono che la libertà d’espressione, sancita anche dalla Costituzione, non venga messa in discussione da un da una testo che è un capolavoro di ambiguità”, si legge in un comunicato delle Sentinelle in Piedi.

“Il provvedimento in discussione – prosegue la nota - è infatti un compromesso fatto da un lato per far credere che chiunque possa divulgare le proprie idee se si agisce all’interno di un’associazione – tramite il famoso emendamento Gitti - e dall’altro per tranquillizzare la lobby gay poiché le opinioni contrarie potranno essere espresse soltanto a porte chiuse, e dunque solo all’interno di partiti, associazioni o organizzazioni religiose”.

“Nelle ultime settimane in risposta alle veglie di Bergamo e  Cremona sono state organizzate due contro manifestazioni dal titolo “Rompiamo il silenzio”, poiché il solo fatto di opporsi silenziosamente ad un disegno di legge viene considerato omofobia. Questo non è che la conferma di quello che andiamo denunciando da mesi: se l’omofobia non è definita, qualunque cosa detta può essere considerata arbitrariamente come omofoba. E se oggi il solo stare fermi in silenzio è considerato atto omofobo, cosa succederà domani se la legge passerà?Vegliamo in silenzio oggi affinché non ci venga tolta la libertà di esprimerci domani”, conclude poi il comunicato.

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