ITAICÍ (INDAIATUBA), venerdì, 16 settembre 2005 (ZENIT.org).- In una ricerca realizzata dal Centro di Statistica Religiosa e Ricerche Sociali (CERIS) e resa nota al pubblico durante la 43ª Assemblea generale della CNBB (Conferenza dei Vescovi Cattolici del Brasile), sono stati diffusi alcuni dati sul cosiddetto “traffico” religioso nel Paese. L’obiettivo principale della ricerca era quello di monitorare le ragioni e le caratteristiche del cambiamento di religione nella popolazione brasiliana.

La ricerca ha potuto constatare una diminuzione della percentuale di cattolici in quello che è considerato il più grande Paese cattolico del mondo. Il lavoro mostra anche che il 24% della popolazione ha già cambiato religione nel corso della sua vita, mentre il 68,3% non lo ha mai fatto.

La percentuale dei cattolici riscontrata dalla ricerca è del 67,2%, valore poco al di sotto di quello diffuso dal censimento della popolazione brasiliana del 2000, che era del 73,9%. Nel 1991, l’83,9 dei Brasiliani si dichiarava cattolico. Il campione dell’indagine era composto da 2.870 persone in 50 città, 23 delle quali capitali.

Secondo il CERIS, “la presenza in aumento di istituzioni evangeliche nel settore religioso brasiliano, così come di movimenti religiosi che coniugano pratiche esoteriche con altre di tradizione cristiana, produce un effetto di contaminazione o simbiosi nelle Chiese storiche”. E’ stato anche constatato che la pratica del “traffico” religioso avviene soprattutto tra persone divorziate (52,2%) o separate (35,5%).

La ricerca mostra che gli evangelici pentecostali costituiscono il gruppo religioso che riceve più adepti da varie istituzioni religiose. Nonostante questo, c’è un movimento anche verso il cattolicesimo. Il 26,9% delle persone che prima si dichiaravano appartenenti al protestantesimo storico, ad esempio, oggi si dichiarano cattoliche. Il 18,7% di coloro che appartengono a qualche chiesa pentecostale hanno aderito al cattolicesimo.

Per quanto riguarda le motivazioni addotte per il cambiamento di religione riscontrate dalla ricerca, le più ricorrenti sono il “sentimento di benessere” e l’“avvicinamento a Dio”. “Le persone cercano sempre più la religione per far fronte alle necessità di ordine soggettivo”, si è sottolineato. La ragione principale fornita nello spiegare l’abbandono della religione precedente è invece la discordanza con la dottrina.

La responsabile della ricerca, Sílvia Fernandes, sociologa e ricercatrice del CERIS, ha spiegato a ZENIT che uno dei motivi del “traffico religioso” è la pluralità religiosa presente in Brasile. Padre Luciano Mendes de Almeida, Arcivescovo di Mariana, in un’intervista collettiva ha affermato che fino a quel momento la Chiesa in Brasile non possedeva una struttura così seria per autovalutarsi.

I Vescovi hanno analizzato i dati della ricerca nella 43ª Assemblea Generale della CNBB – il cui tema è stato “Evangelizzazione e Profetismo: nuove sfide per la missione della Chiesa” –, svoltasi a Indaiatuba, nello Stato di São Paulo.