La morte di Dio per mano umana avviene a seguito di un “episodio triste”: il tradimento di Gesù da parte di Giuda, che recatosi dai capi del Sinedrio “per mercanteggiare”, finirà per consegnare loro il suo Maestro.

È stata interamente dedicata alla Passione di Nostro Signore, l’Udienza Generale che papa Francesco ha tenuto stamattina in piazza San Pietro alla vigilia del Triduo Pasquale.

Giuda, ha sottolineato il Pontefice, compie il suo tradimento in “assoluta libertà”, ponendo Gesù sulla “via dell’umiliazione e della spoliazione” fino a quella “morte di croce”, la peggiore delle pene possibili, che era “riservata agli schiavi e ai delinquenti”.

E Cristo percorre questa via dolorosa “fino in fondo”: lui che era “considerato un profeta”, alla fine “muore come un delinquente”. Nella sua Passione possiamo vedere “come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l'umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte”.

Di fronte al male e al dolore che affliggono il mondo, è normale domandarsi: “Perché Dio lo permette?”. È infatti “una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti!”, ha affermato il Papa.

“Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore – ha aggiunto -. È il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana”.

Ci attendiamo che Dio “nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante”, quando invece ci mostra “una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento.

Sulla Croce, il Figlio di Dio appare “come un uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore”. Ha permesso che “il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”. La sua Passione non è un imprevisto o un “incidente” ma era già “scritta”.

Tutto ciò è un “mistero sconcertante”, il “mistero dell’umiltà di Dio” per il quale “non abbiamo tante spiegazioni”. Durante la Settimana Santa, ha esortato Francesco, dobbiamo pensare al “dolore di Gesù” e dire a noi stessi: “E questo è per me. Anche se io fossi stata l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me”.

La Resurrezione di Gesù Cristo non è “il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana”, ha proseguito il Santo Padre.

Il Figlio di Dio, “che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione”. E noi stessi, nei nostri momenti di “umiliazione”, di “spogliazione totale” e di “buio più fitto”, quando sperimentiamo la nostra natura di “fragili” e “peccatori”, siamo chiamati a non “mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù”.

Papa Francesco ha quindi concluso la sua catechesi, esortando: “Cari fratelli e sorelle, questa settimana ci farà bene prendere il crocifisso in mano e baciarlo tante volte e dire: ‘Grazie Gesù, grazie Signore’. Così sia”.