WASHINGTON, D.C., domenica, 27 giugno 2004 (ZENIT.org).- L’esperienza di due donne aiutate da una cura a base di cellule staminali adulte è stata al centro di una conferenza stampa, al margine della quale un portavoce dei vescovi statunitensi ha affermato che questi esempi sono “una potente testimonianza contro la ricerca sugli embrioni”.
Alla conferenza stampa, che ha avuto luogo giovedì scorso, ed è stata guidata dal senatore statunitense Sam Brownback, del Kansas, hanno infatti partecipato due donne le cui gravi lesioni al midollo spinale sono state curate con cellule staminali adulte.
Laura Domínguez era una sedicenne divenuta tetraplegica dopo che un incidente d’auto aveva gravemente danneggiato il suo midollo spinale, ma ora, dopo una cura a base di cellule staminali della sua cavità olfattiva, riesce a camminare con l’aiuto delle stampelle.
Era stato sempre un incidente d’auto a lasciare paralizzata Susan Fajt, la quale tuttavia ora riesce a camminare con le stampelle in seguito ad una cura sperimentale basata su cellule staminali adulte.
“Queste donne coraggiose danno un volto umano alla lotta per la ricerca etica sulle cellule staminali”, ha affermato Cathy Cleaver Ruse, portavoce del Segretariato delle Attività Pro-Vita dell’episcopato statunitense.
La Conferenza Episcopale ha affermato sul suo sito web che le cellule staminali adulte ed altre alternative eticamente accettabili hanno già aiutato centinaia di migliaia di pazienti, e che quasi ogni settimana emergono nuovi usi clinici.
Le terapie basate su cellule non embrionali, infatti, si sono sviluppate rapidamente, ottenendo numerosi risultati una volta ritenuti impensabili senza l’ausilio di cellule staminali embrionali.
“Questi e altri progressi importanti nel campo della ricerca sulle cellule staminali adulte mostrano il potere della ricerca etica – e la sua bellezza”, ha affermato la Ruse.
“Nella ricerca sulle cellule staminali embrionali è insita una bruttezza che nemmeno coloro che la propongono possono nascondere”, ha aggiunto. “Quando si decide di sottomettere una classe vulnerabile di esseri umani al servizio di un’altra, veniamo tutti sminuiti”.
Nel frattempo Michael Reagan, figlio dell’ex Presidente Ronald Reagan, ha insistito sul fatto che suo padre si era fermamente opposto alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.
“Mi sto stancando dell’insistenza dei media nell’affermare che la famiglia Reagan era a favore della ricerca sulle cellule staminali”, ha scritto in un editoriale pubblicato dal settimanale “Human Events”.
“La verità è che due membri della famiglia sono stati a lungo nemici di questo processo di manipolazione degli esseri umani – mio padre, Ronald Reagan, durante la sua vita, ed io”, ha affermato.
“I media dovrebbero ricordare che anche noi siamo membri della famiglia Reagan e che mio padre, come me, si era opposto alla creazione di embrioni umani al solo scopo di usare le loro cellule staminali come possibili cure mediche”, ha aggiunto.
“Usando il falso argomento scientifico, ampiamente promosso ma ormai completamente screditato, in base al quale la ricerca sulle cellule staminali potrebbe portare alla cura del morbo di Alzheimer, i media e i sostenitori della ricerca sulle cellule staminali hanno suggerito che, se la ricerca fosse stata fatta molto tempo fa, mio padre avrebbe potuto evitare le dure prove che ha dovuto affrontare”.
“Questo è l’aspetto peggiore della falsa scienza”, ha infine commentato.
Per saperne di più sul dibattito intorno alla possibilità di utilizzare cellule staminali embrionali nella cura delle malattie, riaccesosi all’indomani della morte dell’ex-presidente statunitense Ronald Reagan si legga: ZENIT, Analisi Internazionale, 26 giugno 2004.
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Jun 27, 2004 00:00