Si è concluso con un nulla di fatto il vertice straordinario della Lega araba al Cairo per decidere una strategia comune per frenare l'Isis e l'ondata di morte e violenza che, a quattro anni dalla fine del regime di Gheddafi, ha messo in ginocchio il paese. L'orrore dello Stato Islamico sembra ormai aver provocato un effetto valanga: solo nell'ultima settimana sono stati uccisi 200 civili, e i miliziani continuano a lanciare violenti attacchi a raffica - l'ultimo ieri al Palazzo di Giustizia -, costringendo circa 2mila famiglie a fuggire dal paese.
Nonostante questo scenario la Lega araba appare divisa sulla emergenza Libia. Il vertice era stato convocato su richiesta del Governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale. Esso chiedeva la costituzione di una forza militare araba unica che combattesse gli uomini del Califfo non solo in Libia, ma anche nel resto del Medio Oriente. Le divergenze, tuttavia, non hanno portato ad affermare alcuna azione concreta. "C’è urgente bisogno di una strategia araba contro il terrorismo e la sua diffusione sul territorio" si legge nel comunicato conclusivo del summit. L'unica decisione è di convocare un nuovo vertice il prossimo 27 agosto.
Intanto i miliziani, fedeli ad Al Qaeda e all’Isis, hanno asssunto il controllo di importanti centri del paese tra cui Sirte, città natale di Gheddafi situata sulla costa centrale, e vasti quartieri di Bengasi e Derna.