C’è qualcosa di grave che turba l’equilibrio dell’uomo, quando in esso si affondano indisturbate le radici profonde della sua ipocrisia. Oggi che viviamo nel mondo delle ambiguità e delle simulazioni rischiamo di essere parte attiva della disgregazione del mondo. Io, che per natura non sono un catastrofista, mi preoccupo, ma non mi meraviglio, di come l’ipocrisia, uno dei mali più cronici dell’animo umano, prenda piede con facilità. Per altro non risparmia neanche coloro che da credenti o religiosi hanno il compito di curarla e di bloccarla. Che succede? I rapporti d’amicizia barcollano di continuo quando la falsità cura le relazioni tra più persone; la politica distrugge intere generazioni e mina il benessere comune conquistato, se si apre a questa malattia della mente e del cuore. Basta leggere i giornali, guardarsi attorno e accorgersi che spesso falsità, menzogna, grandi apparenze, divengono i governatori dell’uomo. Le operazioni commerciali, finanziarie, professionali, gestite nella più assoluta doppiezza, come oggi si suole fare senza arrossire, producono a volte anche riscontri positivi nell’immediato, per poi aprire crateri di disperazione e di rovine personali e collettivi. L’ipocrisia è al centro di una serie di storture umane, quali la cecità mentale e spirituale, la superbia, la menzogna, l’immoralità.
È chiaro che dalle tenebre non potrà mai nascere un raggio di luce; dalla superbia non si ravviverà alcun gesto di condivisione, allontanando da ognuno ogni forma di umiltà; dalla stessa falsità non è mai venuta fuori una sola briciola di verità. Come quindi sarà possibile tirar fuori dall’ipocrisia uno stile di vita improntato ad una continua e sana eticità? Il problema è serio e ci porta a considerare uno degli aspetti più significativi all’interno delle relazioni umani, quale quello della testimonianza personale, capace di aiutare e guidare l’altro in difficoltà o comunque in cammino. Un percorso spirituale che parte dal profondo dell’interiorità umana e si modella nei ruoli rappresentati nella società attuale. Il discorso vale per tutti. Non ci sono categorie umane escluse dal principio della fratellanza e di reciprocità, ma uomini che intendono o meno il ruolo che gli è stato assegnato, come funzionale al benessere comune. Ma tutti sanno come in realtà, molte volte, le radici dell’ipocrisia riescano a consolidare le proprie ramificazioni e di riflesso falsifichino qualunque strada, posta dinnanzi al tragitto dell’uomo. Chi è nel fango, perciò, non potrà parlare se non di sporcizia. Gesù lo dice con somma chiarezza. Leggiamo in Luca: “Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?...”. Per aiutare l’altro si deve essere vedenti. Vede chi è nella luce dello Spirito Santo. Per questo si è obbligati a lasciarsi avvolgere dalla luce potente della verità e della più alta moralità.
Illuminanti le parole di Mons. Costantino Di Bruno: “Tanti sono oggi i ciechi nella verità e nella sana moralità che agitano le acque per far venire a galla scandali di ogni genere. Come l’acqua agitata subito dopo ristagna e quanto era invisibile ritorna ad essere invisibile, così è per queste continue agitazioni. Si agita quello che noi crediamo sia marcio per gli altri, non per la salvezza degli altri, ma solo per coprire il nostro marcio che è molto più grande e copre aree molto più estese”. Ognuno di noi dovrebbe rafforzare dentro e fuori di sé la strada che lo parta a purificare le sue mille incongruenze, i propri errori, i peccati quotidiani. È necessario farlo per essere pronti a servire il prossimo, aiutandolo nel suo accrescimento spirituale, sociale e materiale. Ogni uomo di buona volontà dovrebbe ricordarsi che continua con la sua vita la missione dei discepoli di Gesù. Ogni sua parola è perciò di purissima salvezza, redenzione, giustificazione, elevazione dei cuori presso Dio. Se questo viene dimenticato, si ritardano processi e corsi naturali che la storia ha in sé. Non certo l’”ordine” di distruzione del mondo, ma quello di liberazione e di riscatto da ogni male. È arrivato il tempo per ogni essere umano, di fare la sua parte, se si vuole ridurre la violenza che ci circonda e innalzare modelli di equità economica; di legalità e di giustizia; di benessere sociale. Ognuno per sé, in ogni campo personale e collettivo, tolga dal proprio occhio la trave del male che gli impedisce di vedere bene, per poter essere di vero aiuto per gli altri. Sempre in Luca: “Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. È la strada maestra per bonificare la nostra vita e quella del nostro prossimo, sradicando le radici profonde dell’ipocrisia che, se lasciate ramificare, uccidono ogni verità.
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