CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 28 settembre 2005 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate da Benedetto XVI nel corso dell’Udienza generale di questo mercoledì, in Piazza San Pietro, dedicata alla riflessione sul Salmo 134 “Lodate il Signore che opera meraviglie” (1-12).

* * *





Alleluia.
Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.

Lodate il Signore: il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come suo possesso.

Io so che grande è il Signore,
il nostro Dio sopra tutti gli dei.
Tutto ciò che vuole il Signore,
egli lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.

Fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce le folgori per la pioggia,
dalle sue riserve libera i venti.
Egli percosse i primogeniti d'Egitto,
dagli uomini fino al bestiame.

Mandò segni e prodigi
in mezzo a te, Egitto,
contro il faraone e tutti i suoi ministri.

Colpì numerose nazioni
e uccise re potenti:
Seon, re degli Amorrèi,
Og, re di Basan,
e tutti i regni di Cànaan.

Diede la loro terra in eredità a Israele,
in eredità a Israele suo popolo.



1. Si presenta ora davanti a noi la prima parte del Salmo 134, un inno di indole liturgica, intessuto di allusioni, reminiscenze e rimandi ad altri testi biblici. La liturgia, infatti, spesso costruisce i suoi testi attingendo al grande patrimonio della Bibbia un ricco repertorio di temi e di preghiere, che sorreggono il cammino dei fedeli.

Seguiamo la trama orante di questa prima sezione (cfr Sal 134,1-12), che si apre con un ampio e appassionato invito a lodare il Signore (cfr vv. 1-3). L’appello è rivolto ai «servi del Signore che stanno nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio» (vv. 1-2). Siamo, quindi, nell’atmosfera viva del culto che si svolge nel tempio, il luogo privilegiato e comunitario della preghiera. Là si sperimenta in modo efficace la presenza del «nostro Dio», un Dio «buono» e «amabile», il Dio dell’elezione e dell’alleanza (cfr vv. 3-4).

Dopo l’invito alla lode, ecco una voce solista proclamare la professione di fede, che inizia con la formula «Io so» (v. 5). Questo Credo costituirà la sostanza dell’intero inno, che si rivela una proclamazione della grandezza del Signore (ibidem), manifestata nelle sue opere meravigliose.

2. L’onnipotenza divina si manifesta in continuazione nel mondo intero «in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi». È Lui a produrre nubi, folgori, pioggia e venti, immaginati come racchiusi in «riserve» o serbatoi (cfr vv. 6-7). Ma è soprattutto un altro aspetto dell’attività divina che viene celebrato in questa professione di fede. Si tratta del mirabile intervento nella storia, dove il Creatore mostra il volto di redentore del suo popolo e di sovrano del mondo. Si fanno passare davanti agli occhi di Israele raccolto in preghiera i grandi eventi dell’Esodo.

Ecco innanzitutto la commemorazione sintetica ed essenziale delle «piaghe» d’Egitto, i flagelli suscitati dal Signore per piegare l’oppressore (cfr vv. 8-9). Si procede poi con l’evocazione delle vittorie riportate da Israele dopo la lunga marcia nel deserto. Vengono attribuite al potente intervento di Dio, che «colpì numerose nazioni e uccise re potenti» (v. 10). Infine, ecco la meta tanto sospirata e attesa, quella della terra promessa: «Diede la loro terra in eredità a Israele, in eredità a Israele suo popolo» (v. 12).

L’amore divino diviene concreto e quasi sperimentabile nella storia con tutte le sue vicende aspre e gloriose. La liturgia ha il compito di rendere sempre presenti ed efficaci i doni divini, soprattutto nella grande celebrazione pasquale che è la radice di ogni altra solennità e costituisce l’emblema supremo della libertà e della salvezza.

3. Raccogliamo lo spirito del Salmo e della sua lode a Dio riproponendolo attraverso la voce di san Clemente Romano così come risuona nella lunga preghiera conclusiva della sua Lettera ai Corinzi. Egli osserva che, come nel Salmo 134 subentra il volto del Dio redentore, così la sua protezione, già concessa agli antichi padri, ora giunge a noi in Cristo: «O Signore, fa splendere il tuo volto su di noi, per il bene nella pace, per proteggerci con la tua mano potente e scamparci da ogni peccato col tuo braccio altissimo e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente. Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità... Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi, ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre, Gesù Cristo, per il quale ora a te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen» (60,3-4; 61,3: Collana di Testi Patristici, V, Roma 1984, pp. 90-91).

[Al termine dell’Udienza generale il Papa ha rivolto i seguenti saluti in italiano:]

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Convegno Internazionale dedicato a "I segni dello Spirito nel Novecento. Una rilettura storica: il racconto dei testimoni" in programma a Lucca. Il secolo trascorso, costellato da tristi pagine di storia, è al contempo permeato da meravigliose testimonianze di risveglio spirituale e carismatico in ogni ambito del vivere e dell'agire umano. Per queste ragioni mi congratulo con il Coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito per aver promosso questo significativo incontro in collaborazione con la Superiora Generale delle Oblate dello Spirito Santo, con il Fondatore della Comunità di S. Egidio e la Fondatrice del Movimento dei Focolari. Saluto, inoltre, l'Arcivescovo di Lucca, Mons. Italo Castellani, e il Sindaco della Città, che tanto si è prodigato per questo Convegno. Auspico che lo Spirito Santo trovi sempre più feconda accoglienza nel cuore dei credenti, e si diffonda la "cultura della Pentecoste" così necessaria al nostro tempo.

Sono inoltre lieto di accogliere i sacerdoti dei Pontifici Collegi San Paolo apostolo, San Pietro apostolo, San Francesco d’Assisi e Pio Brasiliano, provenienti da varie Nazioni per intraprendere gli studi qui a Roma, nelle diverse Università Pontificie. Carissimi, vi esorto ad utilizzare con saggezza il tempo della vostra permanenza nella Città eterna, così da tornare nei vostri Paesi con una seria formazione spirituale e teologica, necessaria per l’impegno apostolico che vi attende.

Il mio affettuoso saluto va ora ai numerosi pellegrini di Salerno-Campagna-Acerno, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Gerardo Pierro, come pure ai fedeli della diocesi di Lugano, guidati dal loro Pastore Mons. Pier Giacomo Grampa. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza ed auspico che la visita alle tombe degli Apostoli segni, per le vostre rispettive Comunità diocesane, una rinnovata vitalità spirituale nella fedele e generosa adesione a Cristo e alla Chiesa.

Saluto poi i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, che, insieme al loro Vescovo Mons. Giuseppe Andrich, sono venuti a Roma per fare grata e orante memoria del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo I, nell’anniversario della sua scomparsa.

Come di consueto, il mio pensiero va infine ai malati, agli sposi novelli e ai giovani. Tra i quali giovani studenti vorrei salutare specialmente l’Istituto San Paolo delle Suore Angeliche, in Roma. Tutti invito ad essere sempre fedeli all’ideale evangelico per realizzarlo nella vita di ogni giorno, sperimentando così la gioia della presenza di Cristo.