KUALA LUMPUR, lunedì, 26 giugno 2006 (ZENIT.org).- Le Chiese cristiane della Malesia hanno organizzato una campagna di preghiera per i diritti di Lina Joy, la cui conversione al cristianesimo non è riconosciuta dalle autorità del Paese.

Nel 1998 Lina Joy si è convertita al cristianesimo (in passato il suo nome era Azlina Jailani). Del suo caso si è fatta portavoce venerdì scorso l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere “AsiaNews”.

La convertita ha chiesto che si eliminasse la parola “islam” dal suo documento di identità, che riporta la religione di appartenenza. Sia il Dipartimento del Registro Nazionale che in seguito la Corte d’Appello hanno respinto la sua richiesta.

Essendo di etnia malese, è ritenuta “d’ufficio” musulmana e “non può cambiare religione”. Le questioni religiose dei malesi – inclusa la loro conversione ad altri credo – devono essere giudicate dalla corte islamica e non dalle leggi generali del Paese, secondo quanto ha spiegato l’agenzia del PIME.

“AsiaNews” sottolinea anche che se Lina Joy non verrà riconosciuta come cristiana sarà costretta a sposare un musulmano, secondo il rito musulmano, e dovrà sottostare alle leggi islamiche su matrimonio ed eredità.

Degli oltre 24 milioni di abitanti della Malesia si stima che, per origine etnica, più della metà sia costituita da malesi, più del 23% da cinesi, più dell’11% da indigeni e più del 7% da indiani.

Nel Paese coesistono due legislazioni, quella islamica e quella costituzionale; spesso entrano in conflitto, come nel caso di Lina Joy. La Costituzione garantisce la libertà di religione, ma la legge islamica proibisce la conversione ad altre religioni, ha segnalato “AsiaNews”.

Di fronte alla serietà della situazione, il Presidente della Federazione dei cristiani della Malesia, il Vescovo cattolico di Melaka-Johor – monsignor Paul Tan Chee Ing, S.I.– ha rivolto un appello ai cristiani affinché sostengano con la preghiera Lina Joy.

Nel testo preparato per la preghiera, si chiede a Dio di sostenere Lina Joy, qualunque sia la decisione che prenderanno i giudici; si chiedono anche “sapienza” per i giudici chiamati ad esprimersi sul caso e “forza” per Abdullah Badawi – Primo Ministro malese –, perché metta in pratica la Costituzione.

Si pensa che questa settimana la Corte Federale deciderà se la legge può o meno riconoscere questa conversione.