La musica, oggi, è il mezzo di comunicazione più utilizzato ed amato dai giovani. Accompagna frequentemente le loro giornate, diventando “colonna sonora” della vita. Attraverso le note è possibile lanciare messaggi, suscitare emozioni, creare nuovi linguaggi. Non a caso, tanti ragazzi sono soliti scrivere sui propri diari i testi delle canzoni che maggiormente li affascinano, assimilandone i contenuti.

Nella storia della Chiesa c'è un Papa che aveva capito perfettamente questo: Giovanni Paolo II. Il canto è stato spesso, per lui, uno strumento sincero per comunicare con le nuove generazioni, incontrate sul loro stesso terreno di gioia e di spontaneità.

Il segnale più evidente di questo dialogo è rappresentato dai cori festosi che tanti ragazzi dedicavano al Papa durante le Giornate Mondiali della Gioventù. Spesso il Santo Padre li accompagnava alzando le braccia e muovendo le mani a tempo di musica, quasi per dire: “Sono con voi. Canto con voi. Sono felice insieme a voi”.

Un’altra bella consuetudine, da parte di gruppi di giovani, era quella di imparare le parole di qualche canzone gradita al Papa, per fargli una sorpresa. Succedeva soprattutto l’estate, la domenica, a Castel Gandolfo, quando Giovanni Paolo II si affacciava alla finestra e poteva ascoltare queste improvvise dediche musicali, del tutto impreviste, innalzarsi dalla folla.  

Sono gli stessi canti che tanti ragazzi hanno voluto dedicargli, da piazza San Pietro, nelle ultime ore della sua vita terrena. Il dialogo musicale era diventato, ormai, un linguaggio così profondo, così consolidato, che non poteva spezzarsi neppure durante il tempo della sofferenza.

Per questa ragione i ragazzi hanno voluto continuare a cantare, anche in quei momenti di dolore, per dire al Papa: “Noi siamo qui e ti stringiamo forte la mano”. Proprio come aveva fatto lui, così tante volte, in un ideale abbraccio.

Del resto, la musica è anche un linguaggio universale, capace di abbattere qualunque barriera e di creare una comunicazione immediata, anche tra persone sconosciute. Le note, infatti, si scrivono e si leggono sul pentagramma nello stesso modo, in ogni parte del mondo.

Per questa ragione il linguaggio della musica è stato spesso utilizzato negli incontri dei giovani con il Papa. Perché la musica è un veicolo di incontro e di dialogo immediato. Quindi è anche un simbolo di pace, che può favorire l’amicizia e la comunicazione più spontanea.

Uno dei momenti più belli di questo dialogo è stato rappresentato dal Congresso Eucaristico nazionale del 1997, a Bologna, al quale furono invitati anche alcuni esponenti del mondo musicale. Fra questi, il pianista Michel Petrucciani, che il Santo Padre mostrò di apprezzare particolarmente.

Petrucciani, scomparso nel 1999 a soli trentasei anni, è stato un autentico simbolo d’amore per la vita. Colpito da una grave malattia che lo aveva segnato per sempre, era riuscito a trovare nell’arte un’occasione per “cercare nuove epifanie della bellezza e per farne dono al mondo”, anticipando con la sua testimonianza ciò che Giovanni Paolo II avrebbe scritto nella “Lettera agli artisti” del 4 aprile 1999.

La presenza di Petrucciani in quell’incontro fu un esempio perfetto di comunicazione non verbale. Le sue note, quella sera, raggiunsero i giovani più di mille parole. Volevano dire: “Ragazzi, la vita è un dono meraviglioso”.

Michel Petrucciani dedicò al Papa il brano “Little piece in C for U”. Durante l’esecuzione, guardava il cielo. Il Santo Padre volle porgergli un caloroso saluto, che si unì all’applauso di migliaia di giovani commossi.

Giovanni Paolo II sapeva che il linguaggio delle note può essere uno strumento prezioso per condurre il proprio sguardo più in alto. Al Congresso Eucaristico di Bologna, il 27 settembre 1997, si rivolse ai giovani con queste bellissime parole: “La fede si esprime anche col canto. La fede ci fa cantare nella vita la gioia di essere figli di Dio. Voi tutti, artisti e giovani presenti, che saluto con affetto, mediante la musica e il canto esprimete, sulle cetre del nostro tempo, parole di pace, di speranza, di solidarietà. Questa sera musica e poesia hanno dato voce agli interrogativi e agli ideali della vostra giovinezza. Sulla strada della musica, questa sera, vi viene incontro Gesù”.