Le bombe e i razzi hanno infranto la speranza. Alle 4 di mattina di oggi, addirittura quattro ore prima della scadenza della tregue di 72 ore, sono ricominciate le attività belliche sulla Striscia di Gaza. Nuovi raid israeliani hanno fatto fuoco, proprio mentre i missili di Hamas tornavano ad essere lanciati verso le città di Eshkol, Sderot e Ashkelon.
In realtà già ieri sera si era diffusa la sensazione che la tregua non sarebbe stata prolungata: fonti palestinesi avevano infatti comunicato che i dialoghi tra le parti a Il Cairo non avevano prodotto frutti. Le richieste di Hamas e di Israele sono state reciprocamente respinte. Se l’organizzazione islamista non è riuscita ad ottenere la fine del blocco e la riapertura dei passaggi e del porto di Gaza, Israele si è visto respingere la proposta di smilitarizzare l’intera Striscia.
Mentre Peter Lerner, portavoce dell’esercito israeliano, annuncia che “continueremo a colpire Hamas, le sue infrastrutture i suoi operativi e riporteremo la sicurezza per lo Stato di Israele”, le autorità egiziane hanno deciso di riaprire “eccezionalmente” il valico di Rafah al confine con la Striscia per prestare soccorso ai palestinesi feriti.
Feriti che ammontano allo stato attuale a oltre 9.567, tra i quali almeno 2.878 bambini, 1.854 donne e più di duemila anziani. Dallo scorso 8 luglio, inizio dell’operazione “Barriera difensiva”, il numero di vittime palestinesi avrebbe superato quota 1.900.