Un miliardo di biglietti d’auguri. Questo il numero dei messaggi augurali che, secondo le stime, vengono spediti ogni anno in occasione di San Valentino, la popolare “festa degli innamorati” che si celebra il 14 febbraio.
Ma al di là delle frasi a effetto, dei cuoricini stilizzati o delle tradizionali immaginette di Cupido, l’occasione è propizia per chiedersi: che cosa significa, oggi, “festa degli innamorati”? Qual è lo stato di salute di quella universale condizione psicologica che va sotto il nome di “innamoramento”?
Circa una trentina d’anni fa, il sociologo Francesco Alberoni, in un suo libro di grande successo (Innamoramento e amore, Garzanti Ed.), così descriveva lo slancio di creatività, di entusiasmo e di fede che nasce spontaneo fra due innamorati: “Che cos’è l’innamoramento? È lo stato nascente di un movimento collettivo a due. Fra i grandi movimenti collettivi della storia e l’innamoramento c’è una parentela assai stretta, il tipo di forze che si liberano e che agiscono sono dello stesso tipo, molte delle esperienze di solidarietà, gioia di vivere, rinnovamento, sono analoghe. La differenza fondamentale sta nel fatto che i grandi movimenti collettivi sono costituiti da moltissime persone. L’innamoramento, invece, si costituisce fra due persone sole”.
Un’idea suggestiva, quella di Alberoni. E carica di un vitalismo estremo. Una descrizione che implica un obiettivo da raggiungere, un percorso da condividere, un progetto di vita… ma questa descrizione, oggi, è ancora attuale?
Sembrerebbe di no. I nostri tempi non sembrano essere congeniali agli slanci creativi dell’innamoramento. Ecco, infatti, il parere di un’esperta, la psicologa Maria Claudia Biscione: “Il disimpegno sentimentale è un po’ uno specchio dei nostri tempi, in cui l’insoddisfazione dilaga. Le frequentazioni mordi e fuggi diventano soluzioni più semplici e comode. Si prende il meglio di un rapporto, lasciando fuori la fatica del dedicarsi per davvero all’altro, si vive l’esperienza affettiva senza però assumersi le responsabilità dell’impegno, dei compromessi necessari per costruire assieme…”.
Tornano in mente le parole del Santo Padre Benedetto XVI, pronunciate nel 2006 durante un’omelia all’Incontro Mondiale delle Famiglie: “Nella cultura attuale si esalta la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo, come se egli bastasse a se stesso al di fuori della sua relazione con gli altri, e della sua responsabilità nei confronti degli altri. Si cerca di organizzare la vita a partire da desideri soggettivi e mutevoli…”.
E allora, che fare? Nel mondo cattolico è in atto un grande dibattito su questo tema, che i nostri lettori potranno seguire sulle pagine di ZENIT. Sono in gioco il senso della coppia, il ruolo della famiglia, la riscoperta dei valori… è in gioco la “presa di coscienza e consapevolezza di ciò che significa un rapporto a due che culmina in uno stato di osmosi fusionale, massima espressione di dono reciproco”, come affermava, in un recente convegno, il prof. Carlo Jovine, medico neurologo collaboratore di ZENIT.
Per quanto riguarda la nostra rubrica di poesia, vogliamo celebrare la Festa di San Valentino pubblicando cinque belle poesie “al femminile”, scritte da poetesse di primo piano dell’attuale panorama letterario. Poesie caratterizzate da una grazia lieve che si respira nello scorrere dei versi e che, al di là d’ogni retorica, accreditano una visione dell’amore nella sua versione più autentica. E ci raccontano dell’importanza delle “parole” come strumento di reciprocità e di dono. Perché le parole, in amore, sono importanti almeno quanto lo sono in poesia. Potremmo dire, anzi, che le parole d’amore – se autentiche – sono sempre e comunque “parole poetiche”.
*
DONO SUBLIME
di Giuseppina Tripodi
Amare ed essere amati
è un dono sublime.
Si può paragonare al dono della vita,
che senza amore,
è vuota,
è arida,
è buia,
è sterile.
Con l’amore la vita
prende corpo,
acquista pienezza,
irradia fulgida luce,
è una terra fertile,
dove possono germogliare
splendidi sentimenti,
fiori e gemme,
dai brillanti colori:
splendidi doni
che la Natura elargisce.
Giuseppina Tripodi è membro del CdA della Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus. Per oltre quarant’anni è stata stretta collaboratrice della Sen. Prof.ssa Rita Levi-Montalcini. Tra gli esiti più importanti di questa collaborazione, il saggio intitolato Tempo di revisione. Si occupa della gestione e della supervisione dei progetti della Fondazione sia in Italia che mediante missioni in Africa. Ha ricevuto molti riconoscimenti per attività socio-culturali, artistiche e scientifiche.
*
PAROLE CLANDESTINE
di Elisa Kidané
E mi sfuggono
di mano
e corrono
qua e là.
Trattenerle?
Impossibile.
Ne sfioro una,
ma è un attimo.
E sono già da te,
queste parole,
clandestine,
impazienti
di valicare frontiere,
inabissarsi
in mari profondi
solcare cieli.
finalmente
libere
solo
di esistere.
Elisa Kidané, eritrea per nascita, missionaria comboniana per vocazione, cittadina del mondo per scelta. Ha pubblicato: Ho visto la speranza danzare (1994); Fotocopia a colori (1999); Orme nel cuore del mondo (2004); Parole clandestine (2008).
*
SEI L’UNIVERSO CHE MI CHIEDI
di Bianca Maria Simeoni
Sei l’Universo che mi chiedi:
era già tuo nel mio linguaggio tradotto,
nel silente gioco rubato all’euforia.
Sei nei versi smarriti e poi ritrovati:
erano già tuoi nella memoria che sfugge,
traccia millenaria segnata sul viso.
Sei un paese di mura cintate
ma non puoi fermare un poeta
se la storia cancella ogni frontiera.
Bianca Maria Simeoni è nata a Rieti e vive a Roma. Giornalista, poeta e promotrice culturale, ha esordito nel 1998 con la raccolta di poesie Verso Dove, cui hanno fatto seguito Confiteor (2002) e Mots d’amour (2009). Ha intervistato grandi personalità della cultura e ha collaborato con la Fondazione Ippolito Nievo per l’organizzazione dei Parchi Letterari patrocinati dall’Unesco e dall’Unione Europea. Della sua opera si sono interessati autorevoli critici come Giuseppe Jovine, Renato Civello, e il poeta Mario Luzi.
*
RIPETERE IL TUO NOME
di Mariarita Stefanini
Ripetere il tuo nome incendio
ripeterlo con gli occhi
nel salire del sangue.
Ripetere e non riuscire
le sillabe, il voltarsi
rapido, prossimo.
Il nome mio ripetere
lampo su lampo nel cielo tuo
quieta imminenza
polvere di neve.
Mariarita Stefanini è nata e vive a Pesaro. È laureata in Lettere classiche e diplomata in pianoforte. Ha pubblicato su riviste letterarie e online e partecipato a reading poetici. Ha esordito nel 2006 con la silloge poetica Nell’ora bianca, in una collana diretta da Davide Rondoni per la casa editrice Marietti. È redattrice della rivista letteraria clanDestino, diretta da Davide Rondoni e Gianfranco Lauretano.
*
TANGO TZIGANO
di Corinna Corneli
Adesso non andare
non è tempo ancora.
I glicini sbocceranno
con l’abbraccio delle nostre anime.
Che si abbracciano da sempre,
le senti? Si abbracciano da sempre.
Siamo insieme da sempre,
non senti? Insieme da sempre.
Sei mio da sempre.
Appartien i alle lunghe sere estive
e ai tramonti che ci separano.
I tramonti che ci separano.
Rinnega loro e scegli me.
Io sono la luce che acceca.
Ma scegli me.
La tua vita ci attende.
La mia vita ti vuole.
Scegli me.
Scegli te stesso.
Solo in me sei davvero tu.
E ti riconoscerò tra mille.
Corinna Corneli, nata a Roma, è giornalista e docente di Lettere. Ha vinto numerosi premi ed è presente con suoi scritti in diverse antologie. È stata consulente editoriale dell’ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, caporedattrice di un mensile romano e responsabile di uffici stampa. Attualmente collabora con giornali e riviste nazionali ed è membro del consiglio direttivo dell’Associazione Internazionale Donne.
***
In occasione della festa di San Valentino che ricorre il 14 febbraio, la rubrica di poesia di ZENIT sarà dedicata alle poesie d’amore.
I poeti interessati alla pubblicazione possono inviare i loro brani poetici sul tema all’indirizzo email: poesia@zenit.org
I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.
Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.
Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.
Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.