Primo passo del parlamento cileno verso la depenalizzazione dell'aborto. Con otto voti favorevoli e cinque contrari, la Commissione Sanità della Camera dei deputati del Cile ha dato il via libera all'imminente discussione in merito alle tre situazioni di "aborto terapeutico" che il disegno di legge intende legalizzare: quando la gravidanza mette in pericolo la vita della madre, quando il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e nel caso in cui la madre sia rimasta incinta a seguito di uno stupro.

La polemica continua a infiammare il Paese latino-americano. I cinque parlamentari oppositori al Governo (membri del partito "Alianza") hanno già annunciato che, una volta varata la legge alla Camera, porteranno la causa fino al Tribunale costituzionale.

Reazioni anche da parte dell'episcopato, che già nei giorni scorsi si era espresso contro la depenalizzazione dell'aborto. Il card. Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago del Cile, si domanda in un'intervista rilasciata al giornale Encuentro di agosto: “Si vuole stabilire una contrapposizione ingannevole tra il diritto di scelta della madre e il diritto alla vita del figlio che sta per nascere. Allora cosa giustifica che la libertà della madre prevalga sul diritto alla vita di suo figlio?”. Il porporato ricorda inoltre che "non tutto quello che è legale è etico. L’invito sarà sempre a tener conto della coscienza, illuminata dalla parola di Dio”.

Mons. Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, in Cile, osserva che "questo progetto di legge è sordo a tante esperienze meravigliose dove donne, in situazioni drammatiche e dolorose frutto della gravidanza, grazie all’accompagnamento, all’amore, all’aiuto di diversi tipi hanno partorito e sono andate avanti”. Il presule poi continua: “È sordo all’evidenza scientifica che mostra che dal momento della fecondazione ha inizio una nuova vita. È sordo al dettato della Costituzione della Repubblica che postula la cura e il rispetto della vita del nascituro”. E, ancora, “è sordo alle convenzioni internazionali dove è stabilito il diritto alla vita dal concepimento. È sordo all’esperienza di altri Paesi dove si è iniziato con tre cause ammesse e si è finiti con l’aborto libero”.

Per mons. Chomali, “il 4 agosto ha perso il Cile e noi ci priveremo, per la sordità di alcuni, di molti compatrioti che non hanno avuto l’opportunità di decidere rispetto alla propria vita. Altri, adulti, hanno deciso che le loro vite non meritano di essere vissute e hanno usato il Parlamento per permettere di eliminarli. Lo Stato di diritto in Cile a queste condizioni è mero racconto”.