Più che una “possibilità”, la libertà religiosa è una “necessità” e alla base di ogni vero dialogo, c’è sempre un “incontro”, da cui “si genera la prima conoscenza dell’altro”.

In questi termini, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha introdotto stamattina il suo intervento al convegno Dai culti ammessi alla libertà religiosa, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, e conclusosi oggi al Senato della Repubblica.

In un contesto sociale sempre più caratterizzato dall’interculturalità e dalla pluralità religiosa, è utile attingere alle fonti del Concilio Vaticano II che, come sintetizzava il beato Paolo VI, sanciscono la libertà religiosa come un diritto “fondato sulla dignità umana della persona”.

Tale diritto, ha ricordato monsignor Galantino, non va rivendicato “solo di fronte ai casi di aperta persecuzione, ma anche riguardo a rischi forse meno evidenti e tuttavia ugualmente insidiosi”, a partire da un malinteso concetto di “neutralità” della religione rispetto alla vita pubblica.

“In particolare, al cuore di ogni grande istanza sociale ci sono interrogativi morali. Ora si vorrebbe forse che i cittadini i cui giudizi morali sono basati sulle loro convinzioni religiose non esprimessero le loro convinzioni più profonde?”, ha osservato il segretario generale della CEI.

In  tal senso, “la Chiesa sollecitamente incoraggia questo dialogo perché consapevole della sua utilità e della sua efficacia, a condizione che esso resti aperto alla verità oggettiva, alla quale è possibile giungere ed aderire, e non sia condizionato da una preconcetta visione “areligiosa” e “amorale” della persona umana e della comunità degli uomini”.

Galantino ha quindi attinto al magistero di papa Francesco sul dialogo interreligioso, nel quale “se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune” (1) e sulla libertà religiosa, che implica “uno spazio comune […]  un ambiente di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa” (2).

In generale la pacifica convivenza tra le tradizioni religiose è “un valore che va custodito e incrementato ogni giorno, con l’educazione al rispetto delle differenze e delle specifiche identità aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con l’esercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri” (3).

In Italia, ha ricordato il segretario generale della CEI, si è passati dalla nozione di “culto ammesso” ad una dimensione che non si limiti alla “dimensione della mera tolleranza” e proceda a “un pieno riconoscimento della libertà religiosa in tutte le sue dimensioni”.

È stata tuttavia segnalata “l’esigenza di non sottovalutare i problemi connessi alla diffusione anche nel nostro paese di nuovi movimenti pseudoreligiosi e delle sette, ovvero le questioni nuove legate al carattere sempre più multietnico, interculturale  e multireligioso della nostra società plurale”, ha ricordato monsignor Galantino.

Un aspetto che è quindi necessario “approfondire insieme è l’impostazione e la finalità di un eventuale intervento legislativo, che rimane auspicabile se puntualmente circoscritto nelle sue finalità”, ha aggiunto il presule.

Attualmente viviamo “in una stagione che presenta indubbi elementi di novità, sia per lo Stato sia per la Chiesa” e in un tempo “propizio per cercare insieme una risposta adeguata alle esigenze della multi religiosità”.

Sarà quindi opportuno, ha sottolineato monsignor Galantino, “che su tutto ci si confronti, con attenzione alle diverse identità e nel rispetto di una laicità che è (non monista “alla francese” ma) pluralista e inclusiva, secondo le caratteristiche proprie dell’esperienza italiana”.

Tale concezione della laicità, in cui lo Stato non è indifferente dinnanzi alle religioni ma, al contrario, salvaguarda la libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale, “sembra del resto trovare conferma anche a livello comunitario”, in particolare nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, “la cui attuazione, come è stato osservato, pare destinata a influenzare profondamente lo stesso principio di laicità”, ha poi concluso il segretario generale della CEI. 

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1) Discorso in occasione dell’incontro interreligioso ed ecumenico a Colombo, Sri Lanka, 13 gennaio 2015

2) Discorso all’incontro con i leaders di altre religioni e altre denominazioni cristiane, Tirana, 21 settembre 2014

3) Discorso in occasione dell’incontro con le autorità nel viaggio apostolico a Tirana, 21 settembre 2014