La capitale, Colombo, è stata sede di questo incontro [Caritas Internationalis Peace Forum 2006] di tre giorni, al quale hanno partecipato più di 70 delegati di Asia, Africa, Europa, Medio Oriente, America Latina/Caribe, America del Nord e Pacifico, apportando ampie esperienze sui contesti di rischio per la pace e sulle riconciliazioni in comunità e Paesi in conflitto.

Obiettivo dell’incontro è stato esaminare come la Caritas può essere impiegata in modo più profondo per trasformare i conflitti violenti in coesistenze pacifiche basate sulla giustizia e sull’uguaglianza, sottolinea il comunicato – del 28 giugno – diffuso dal Forum al termine della riunione e pubblicato da CI giovedì scorso.

I delegati di CI sono consapevoli del fatto che la Chiesa, insieme ad altre comunità di fede, “condivide una responsabilità nell’occuparsi direttamente della costruzione di comunità di pace basate sul rispetto condiviso dei valori umani e della santità della vita”, afferma la nota.

Allo stesso modo, hanno ritenuto ispiratore sentire da leader di altri credo dello Sri Lanka che si tratta di un impegno condiviso.

Provenienti da molte parti del mondo con violenti conflitti, i delegati di CI hanno avuto l’opportunità di “sentire ed essere testimoni della brutalità e del terrore subiti da molti abitanti dello Sri Lanka nell’attuale crisi nazionale” (cfr. ZENIT, 20 giugno 2006).

“E abbiamo constatato che i civili sono l’obiettivo di molti attacchi brutali anonimi e inspiegabili”, hanno osservato.

“Siamo consapevoli che il conflitto attuale ha una storia lunga e complessa in cui molte comunità diverse esprimono profonde lamentele, ma affermiamo anche la nostra fiducia nel fatto che queste rivendicazioni possano incanalarsi in un accordo negoziato, che sostenga i diritti di tutti gli abitanti dello Sri Lanka a vivere in sicurezza e libertà”, si legge nel comunicato del Forum.

“Ci uniamo con fervore – prosegue – a molti abitanti, fratelli e sorelle, dello Sri Lanka nel lavoro e nella preghiera per un cambiamento del cuore di quanti scelgono di fare la guerra”.

A questi i delegati di CI lanciano un appello “affinché riaffermino il loro impegno ad aderire finalmente al ‘cessate il fuoco’ del 2002, mentre si concentrano ad incanalare le cause profonde del conflitto”.

I delegati di CI di tutto il mondo esprimono anche “le loro sentite condoglianze a tutti coloro che hanno perso i loro cari negli atti di estrema violenza delle ultime settimane, così come alle molte migliaia che hanno sofferto nella storia di questo conflitto”.

“Ricordiamo in particolare i nostri colleghi che lavoravano a ‘Caritas Jaffna’ assassinati durante la consegna di aiuti umanitari”, hanno aggiunto (cfr. ZENIT, 11 aprile 2006).

“Caritas Internationalis” (www.caritas.org) è una confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e servizio sociale, presente in più di 200 Paesi e territori.

A questa confederazione è affiliata “Caritas Sri Lanka-SEDEC” (www.caritassrilanka.org) , il braccio di azione sociale della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka.

“Il nostro obiettivo è la realizzazione in Sri Lanka di una società giusta, basata sui valori del Vangelo di amore, perdono, pace, unità e uguaglianza”, “vissuti, promossi e protetti senza distinzione di razza, casta o religione”, ha spiegato “Caritas Sri Lanka-SEDEC”.